Con l’uscita degli Eps dalla maggiorana il Patto non è più quello di prima. Le soluzioni possibili sono tre. "O nasce un progetto politico vero che si interseca con la situazione presente per proiettarsi verso il futuro. O la maggioranza è in grado di garantire con 30 voti fino alla fine della legislatura. Oppure si va a casa lasciando via libera all’antipolitica". E’ l’analisi di Augusto Casali. Per il segretario alla Giustizia "o si prepara un progetto per il futuro o questo è l’imbuto". Chiaro il riferimento alla Costituente del Partito Socialista. "Sono vecchio per legge - conclude Casali - ma non ho capito qual è la proposta dell’opposizione. E la confusione, aggiunge, c’è anche nella maggioranza". Chi caldeggiava l’allargamento si è reso conto che per legge non lo permette ed ha lanciato il contrordine: bisogna partire da 30 ma non si può governare. "La scelta degli Eps - per il segretario per l’Industria Marco Arzilli - è un atto non giustificabile verso gli elettori e molto discutibile anche a livello morale. Una macchia che li segnerà per sempre". Federico Bartoletti, che dagli Europopolari è uscito, non risparmia stilettate. "A un certo punto - ricorda - ci sono state differenziazioni per dinamiche che aborro. Non devono essere le piccole forze politiche a determinare la caduta di una maggioranza", dice il segretario di Stato per la Sanità Claudio Podeschi. I Paesi fanno fronte comune quando sono in difficoltà, per ottenere risultati che una maggioranza di 30, da sola, forse non è in grado. Fiorenzo Stolfi lancia un macigno su Antonella Mularoni. "Con questo segretario agli Esteri - dice - l’Italia non firmerà nulla, neanche una lettera di auguri". Il consigliere del Psd boccia la soluzione strategica di andare avanti con la maggioranza 30 a 28. "Inutile parlare di stampella - dice Giovanni Lonfernini dell’Upr - il governo non esiste, siamo di fronte a una crisi politica. Piuttosto che tirare dritto il Patto doveva fermarsi e confrontarsi in Aula per indicare una nuova rotta". "Sostituire Marcucci è la classica vittoria di Pirro. Senza dimenticare - aggiunge Nicola Selva - che voi lo avete cacciato". "Basta con le ipocrisie", commenta il Presidente di Ap Mario Venturini. "Da mesi i numeri erano questi è abbiamo continuato a governare. Chi crede che il Patto sia disperato non ha capito come stanno le cose". Lapidario Paride Andreoli. Per il Presidente del Psrs l’uscita degli Europopolari rappresenta un ulteriore fallimento di questa maggioranza, della sua azione politica e programmatica, in particolare nel rapporto con l’Italia. Il capogruppo della Dc punta il dito sulle contraddizioni. "Il rapporto con gli Eps - dice Luigi Mazza - è stato difficile dall’inizio della legislatura. Non sono stati l’anima critica ma criptica del governo". Menicucci prima dice che tutta Banca Centrale è da mandare a casa e mentre il Patto cerca un accordo con Bossone lo attacca per poi votarlo pochi mesi fa. A marzo 2010 Menicucci dice che politica estera ha fatto tutto quello che doveva fare, il problema è Gatti. Oggi dice che il problema è la Mularoni. "Escono dal Patto per convenienza, cercando un'altra scialuppa", polemizza Mazza anticipando che l’Upr troverà disponibilità al confronto nella Dc "ben sapendo, rimarca, che siamo alternativi". Amara la replica di Marcucci. "Non voglio assolutamente abbandonare la barca, dice, il mio impegno per il Paese rimane. Mi assumo tutte le responsabilità di questa scelta politica". "Non siamo voltagabbana, conclude, il nostro è stato un percorso trasparente e lungo nel tempo".
Sonia Tura
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