Consiglio, Farinelli: "in ospedale pochi medici ed infermieri". Dimissioni del Primario di pediatria
Reggenza valuta proposte per commemorare chi ha perso la vita e rendere omaggio a chi ha difeso la salute dei cittadini
C'è un nuovo modello di paese da ridisegnare e sulle linee per uscire dall'emergenza l'Aula trova l'unanimità. Se sull'aspetto economico la politica si compatta nella consapevolezza che il problema riguarda tutti e se ne esce insieme, su quello sanitario rimangono dubbi ed incertezze. Sono stati commessi errori? Quando torneremo alla normalità? Alla seconda domanda risponde il responsabile della Protezione Civile Stefano Canti, che nella sua relazione chiarisce: non c'è una data per il “liberi tutti”, riaprire tutto sarebbe irresponsabile e vanificherebbe i sacrifici fatti. La ripresa sarà graduale, ci sarà una fase intermedia, l'allentamento sarà progressivo. La nostra vita cambierà: dovremo mantenere il distanziamento sociale e portare mascherine fino a quando non ci sarà un vaccino. A fare la fotografia epidemiologica i test sierologici: c'è l'intenzione di estenderli a tutta la popolazione. Sempre ieri sera il Segretario Ciavatta ricostruiva in maniera dettagliata tutte le fasi della malattia, nei suoi molteplici aspetti, fin dal suo esordio in Repubblica.
Per Libera il primo errore è stato non cogliere l'aiuto dell'opposizione per le soluzioni migliori. “Il governo ci ha relegato a ruolo di spettatore” dice Marica Montemaggi, e ha sbagliato - aggiunge Michele Muratori – non chiudendo tutto subito e non facendo un'indagine epidemiologica per trovare gli asintomatici “lasciati invece scorrazzare nelle fabbriche rimaste aperte”. Definisce sciacallaggio alcune conferenze stampa in cui, sui problemi di liquidità, si accusava l'opposizione: 25 milioni – ricorda Muratori - era la liquidità quando siamo andati al Governo e 33 milioni quando ne siamo usciti. Parla di un Esecutivo in confusione e conclude: legittimo essere in difficoltà, abbiate l'umiltà di farvi aiutare. Non tutto ha funzionato a meraviglia – ammette Gian Nicola Berti, ma il nostro piccolo paese ha dato risposto eccellenti. Gli interventi non potevano essere perfetti, perché nessuno aveva avuto modo di prepararsi ad un'emergenza di questo genere. Siamo andati avanti nell'improvvisazione. E non eravamo soli. Tra i punti dolenti, segnalati dalla cittadinanza, la gestione non adeguata delle quarantene. “Ma prendiamo atto dei problemi e cerchiamo di correggerli”. In merito alla liquidità, risponde a Muratori: 'Ci hanno lasciato non solo 30 milioni ma anche 1 miliardo e 200 milioni di debito vendendo i gioielli di famiglia'. Per Mirko Dolcini “facile dire cosa era meglio fin dall'inizio dell'emergenza. Meglio di così non si poteva fare”. Domani Motus Liberi guarda al futuro e Dolcini si appella al Segretario all'istruzione: “Troviamo – dice - una soluzione per fare tornare alla normalità bambini riportandoli a scuola quanto prima”. “Facciamolo solo con condizioni di massima sicurezza nelle aule e sui trasporti” dice Mariella Mularoni, che plaude poi alla capacità di adattamento della macchina educativa nonostante la poca preparazione alla didattica on line e, in risposta alle famiglie, propone centri estivi già da giugno, aiuti economici o congedi per accudire i figli.
In questi due mesi di battaglia contro il virus il pensiero va soprattutto a chi ci ha lasciato e a tutti coloro che hanno combattuto in prima linea.
Miriam Farinelli si concentra quindi sul rapporto fra cittadinanza e medici, oggi considerati angeli ed eroi, ma fino a due mesi fa accusati e guardati con sospetto, dipinti come professionisti spregiudicati perché vogliono fare la libera professione. “Quando tutto sarà finito si ricorderà tempo presente o si tornerà alle accuse?” In ospedale ci sono pochi medici ed infermieri, “non possiamo permetterci di perdere professionisti”. Oggi assistiamo alle dimissioni di un direttore di reparto senza che nessuno abbia avuto la cortesia di informarsi sui motivi delle dimissioni. Si riferisce al primario di pediatria Nicola Romeo, dimissionario dal 28 febbraio e che dal primo giugno non sarà più in ospedale. Saggio sarebbe – aggiunte - stabilizzare tutti i precari; incentivare il personale a rimanere; snellire le pratiche per l'acquisto di tecnologia per prestazioni di qualità.
Due i messaggi – dice Francesca Civerchia - trasmessi in questi mesi di emergenza: la tenuta del sistema sanitario, attribuibile al merito di tutto il personale dell'iss e il senso di responsabilità dei cittadini. E chiede di riconoscere la malattia professionale per chi ha contratto il Covid sul lavoro. Il virus ha creato un grande collante fra cittadinanza e iss – fa notare Matteo Rossi - dopo che la classe dei medici era stata messa alla gogna nel passato referendum. “Oggi abbiamo capito il loro valore”.
Iro Belluzzi non nasconde l'imbarazzo. “Sono un sanitario che ha portato in evidenza elementi che non funzionavano. ”. La relazione – dice - mette San Marino all'avanguardia. Ma a quelle valutazioni non sono seguiti protocolli e modalità per contenere i danni, e riferisce casi sospetti - al 90 percento Covid - rientrati immediatamente al lavoro nell'Iss senza sottoposti a tampone. Parla poi di “visione ospedale-centrica della sanità” e di “discrasie in funzione della dirigenza dell'Iss”.
Il dibattito va avanti mentre la Reggenza annuncia di stare valutando proposte da sottoporre non solo per commemorare chi ha perso la vita ma per rendere omaggio a chi ha difeso la salute dei cittadini.