Consiglio: giustizia assoluta protagonista del comma comunicazioni
La giustizia tiene ancora banco in aula, fra chi punta il dito contro i firmatari della lettera per un atto definito politico, chi accusa la maggioranza di intervento a gamba tesa sulla magistratura e chi, ancora, invoca il dialogo fra i poteri dello Stato, dialogo che ha raggiunto – afferma il Segretario al Lavoro - un livello di cortocircuito insostenibile. Lonfernini fa un lungo l'elenco delle criticità in tribunale: da atti giudiziari che diventano veline giornalistiche prima di sentenze pubblicate a denunce fra gli stessi colleghi commissari della legge; da segretari di stato chiamati a giudizio in maniera chirurgica a relazioni sullo Stato della giustizia assenti per tre anni. “Possiamo trovare una giustizia più giusta – afferma - solo con le leggi”. Invita quindi maggioranza e Governo a lavorare subito per riportare requisiti effettivi del dirigente del tribunale, prevedere la sindacabilità anche dei commissari della legge e un tempo nel quale possano operare in tribunale.
Per Marco Nicolini ci troviamo di fronte ad una violentissima lotta intestina, avallata da una politica debolissima, in questa legislatura come in quella precedente, talmente debole dall'aver abdicato molto del proprio potere. “In una situazione semplice – spiega - i due capibranco che hanno portato a questa situazione, Pierfelici e Buriani, dovrebbero andare a casa”. E se accadimenti poco chiari e melliflue traversie rendono difficile – aggiunge - mettere fine a procedimenti dolorosi come la morte della giovane ragazza alla porta del paese, se la sua cartella scompare per chissà quali giochi di potere o per indolenza, e tutto questo viene preso a cuor leggero dal paese, allora a casa dobbiamo andarci tutti”.
Non è questione di contrapposizione fra politica e magistratura – afferma il segretario agli Esteri Luca Beccari - ma di ristabilire un riequilibrio istituzionale dei ruoli. In merito all'autogoverno di cui si legge nella missiva, la legge parla chiaro: “i due organismi – chiarisce Beccari - hanno il compito di discutere in merito all'amministrazione della giustizia, che è diverso dallo scrivere le regole del gioco, prerogativa di quest'aula”.
Ribadisce il concetto Matteo Zeppa: “I magistrati non devono fare le leggi eppure pretendono di farle. C'è solo un modo: farsi eleggere in parlamento. Per il presidente della Commissione Giustizia grave l'aver divulgato documenti che dovrebbero essere riservati inviandoli al Consiglio d'Europa. Stigmatizza, poi, l'attacco “sconsiderato alle prerogative dei Capitani Reggenti. I Capi di Stato non si toccano. Ci vuole rispetto”.
In tanti, in maggioranza, si appellano al rispetto delle istituzioni. Lo fa il Segretario Roberto Ciavatta: “Il Consiglio compatto ha sempre difeso la Reggenza. Qui abbiamo magistrati che chiedono di eliminarla in Consiglio Ordinario pretendendo di gestire loro quell'organismo. Oggi c'è invece una parte dell'Aula Consiliare che prende le difese di chi attacca le istituzioni in maniera così vergognosa”. In linea Giancarlo Venturini per cui, alla luce dei recenti accadimenti, “è urgente intervenire per dare credibilità al tribunale”. Parla di magistrati che prevaricano proprie funzioni attribuendosi compiti che la legge non gli attribuisce. Punta il dito contro una missiva “gravissima nei contenuti e nel metodo” e magistrati che sembrano volersi sostituirsi alla politica e decidere anche sulla composizione del Consiglio Giudiziario con giudici che hanno il loro placet. “Si profila – dice – un conflitto di attribuzione fra organi dello stato”. Per Marica Montemaggi non c'è però solo la giustizia: “I numeri della maggioranza vanno dimostrati nella capacità di dire che il tribunale è solo un pezzo che compone il paese. Non vedo prospettive e grossi piani di azione, fa comodo parlare di giustizia per gettare fumo negli occhi e spostare l'attenzione dalle grida d'allarme su lavoro e sviluppo. Si appella a chi in maggioranza ha voglia e visione politica di non concentrare tutte le proprie battaglie in un'unica direzione. Anche Maria Katia Savoretti parla di crociate contro giudici, tribunale e dirigente al posto di lavorare ad un progetto complessivo per il paese. “Si stanno distruggendo – avverte - il paese e la sua credibilità, con gravi conseguenze a livello d'immagine. “Oggi è chiaro che lo scopo della legge fosse la retroattività, per cacciare giudici scomodi piuttosto che ragionare come fare funzionare un tribunale dove cittadini sono in attesa di giudizio da oltre 10 anni”. E sul rispetto alle istituzioni tanto invocato, Andrea Zafferani ricorda l'uscita dall'Aula di Rete quando la reggenza Zavoli-D'Ambrosio pronunciò il discorso di saluto.
Per Iro Belluzzi è partita un'azione a cui San Marino dovrà rispondere. “Piuttosto che farsi scavalcare in Consiglio Plenario non sarebbe stato meglio – chiede - muoversi in modo proprio verificando la costituzionalità di quella norma? Il percorso di associazione all'Unione Europea e ad organismi internazionali non sono mostrine da mettere sulla giacca. Se ci avessero imposto di modificare la norma saremmo tornati indietro con gravi danni reputazionali e dell'operatività del tribunale. "Verifica è stata avviata. Completiamo il dossier con quanto accaduto prima, per non rappresentare solo una parte della storia ma creare le condizioni per una sua lettura completa". “Non sono preoccupato a livello internazionale. Se si leggono tutte le documentazioni potranno capire dove ci sono state forzature”. Così il Segretario alle Finanze, chiamato più volte in causa per aver presentato un esposto nella passata legislatura a un organismo politico del Consiglio d'Europa. Evidenzia le differenze nelle modalità e nell'approccio: “Mi sono prodigato affinché il primo atto contro i diritto dell'uomo e l'indipendenza della magistratura non fosse preso, mettendo in guardia da una valanga che difficilmente si sarebbe arrestata. Non sono stato ascoltato e ho denunciato nel silenzio. Ancora oggi la consapevolezza di questo pregresso non c'è”. Per Marco Gatti la deriva è partita dal Mazzini, “perché un organismo che doveva fare giustizia ha fatto politica. Sono iniziati da lì i processi sui giornali. Considera la recente lettera un atto politico. “I magistrati non sono andati per le vie giurisdizionali che li competono”. Per Mirko Dolcini “nel momento in cui si puntano riflettori sulla giustizia si fa spettacolo, non giustizia. Quei riflettori non la illuminano ma rischiano di abbagliarla”. Invita tutta la politica a fare attenzione quando si esprime sui giudici, “si rischia di non fare buon servizio alla repubblica”. Esprime poi solidarietà a Iro Belluzzi. “I consiglieri siano liberi di decidere e prendere posizioni anche in contrasto con i loro partiti o con la maggioranza. E' un principio sacrosanto della democrazia”. Denise Bronzetti, proprio sulla posizione contraria di Belluzzi in Consiglio Plenario “su cui gioca la lettera dei magistrati”, ribadisce: “Npr non ha chiesto le sue dimissioni. Sono state presentate solo alla Reggenza e stiamo ancora aspettando di riceverle formalmente come gruppo. La ricostruzione parziale e fantasiosa che compare in quelle 15 pagine, contiene inesattezze anche su questa posizione. I magistrati hanno dichiarato che la politica estromette chi non si allinea. Non è così. E questa è la prova provata”.
Alberto Spagni Reffi non teme il giudizio degli organismi internazionali. Anzi, “facciamoci commissariare dagli organismi internazionali che hanno più esperienza di noi”. Invita a inoltrare tutto a Bruxelles, non solo su giustizia, ma a anche su Banca Centrale, sistema economico. “Con chiarezza. Non abbiamo nulla da nascondere. E sulla giustizia “inviamo proprio tutto, a partire dalla revoca del magistrato dirigente fino ad oggi”.
Eva Guidi ricorda la sfida del prestito: ci affacciamo sul mercato forti dell'indipendenza politica e trasparenza. Non dobbiamo dimenticarlo, continuando nell'autonomia dei poteri. Poi, si rivolge al segretario alla Giustizia: "abbiamo convenuto di trattare con tutte le parti una riforma organica. La procedura d'urgenza su quella legge ha evitato confronti".
“Avremmo bisogno di dibattere dei problemi che le famiglie affrontano ogni giorno”, esordisce Francesco Mussoni, che invita a portare in aula quelle riforme su cui si sta lavorando. “E' anche su questo – dice - che maggioranza e governo devono dare risposta al paese. Rischiamo altrimenti di non essere compresi”. Entra poi nel merito della lettera. “Il Consiglio Giudiziario non è organo di autogoverno della magistratura. Esiste a San marino un sistema misto - parte togata e non - che assieme organizzano la giustizia. Se lo confondiamo con indipendenza e autonomia – avverte - non stiamo parlando del modello sammarinese. E l'aver espresso a un organo di giustizia europeo un taglio di questo tipo, porta fuori strada. Un'azione che sancisce la divisione del tribunale e la non capacità di gestire in questi anni la possibilità di avere un tribunale unito”. I capigruppo di maggioranza sottoscrivono un ordine del giorno che ritenendo la ricostruzione dei 9 magistrati parziale, danno mandato al Congresso di integrare con urgenza il fascicolo già consegnato nel 2018, indicando gli atti illegittimi - a partire dalla revoca dell'allora magistrato dirigente fino ad oggi - trasmettendone copia al Segretario Generale del Consiglio d'Europa. Anche RF deposita un suo odg. entrambi verranno votati in ripresa di lavori.