Toccherà al tribunale accertare eventuali responsabilità personali sulla vicenda del Centro Oncologico. Lo ha stabilito il Consiglio Grande e Generale che in nottata ha votato l’ordine del giorno conclusivo presentato dal segretario alla Sanità Rossini. Ai sindaci di Governo è stato affidato il mandato per avviare un’azione giudiziaria. Il Congresso di Stato non ha mai autorizzato ne preventivamente né successivamente, la firma dell’accordo siglato nel novembre 200 con due società che dagli accertamenti di questi ultimi tempi non sono risultate neppure idonee a gestire tale struttura: nel loro oggetto sociale – scrive l’indagine amministrativa – non è prevista l’attività sanitaria. Una di queste è una società immobiliare.
Il documento approvato chiede dunque che siano accertate dai giudici le eventuali responsabilità di coloro – si legge testualmente – che hanno operato senza le necessarie autorizzazioni e senza la dovuta trasparenza e correttezza nella stipulazione di accordi che comunque hanno coinvolto interessi dello Stato, sul cui capo pende la richiesta di risarcimento per 50 milioni di Euro, l’equivalente di 100 miliardi di vecchie lire, intentata dalla Globe Business presso il tribunale di Roma, dove sono stati chiamati numerosi esponenti politici e funzionari. Non passa invece l’istituzione di una commissione d’inchiesta, invocata dallo stesso Romeo Morri, all’epoca Segretario di Stato alla sanità e firmatario dell’accordo contestato.
“Non ho paura – ha dichiarato in aula – sono assolutamente sereno. Chiedo – ha aggiunto – la commissione valuti il mio operato e quello dei 5 segretari che si sono succeduti in quell’incarico. Nel suo intervento l’ex responsabile della sanità ha posto l’accento sull’articolo 6 dell’intesa, nel quale si precisa che qualora entro il 31 dicembre 2001 non fosse stato realizzato l’accreditamento della struttura presso il Servizio Sanitario Nazionale italiano, l’accordo era da ritenersi nullo, senza penalità per alcuna delle parti. Morri ha difeso il progetto della creazione del cosiddetto centro d’eccellenza, così come ha fatto l’ex segretario di Stato agli Affari esteri, Gabriele Gatti, che l’anno successivo al contratto con le due società private firmò a Roma l’accordo con il Ministro della Sanità italiana Veronesi. E proprio su questa differenza di date, insieme alla mancata autorizzazione preventiva, si è incentrato il dibattito C’è uno scarto di un anno, i conti non tornano. Altro punto spinoso: la portata dell’accordo con le due società e il suo onere per lo Stato. Il segretario di Stato Rosa Zafferani, responsabile della sanità nel precedente governo, ha riassunto gli impegni previsti: la concessione a titolo gratuito di un’ala dell’ospedale, la dotazione di attrezzature ed impianti tecnologici a carico dello Stato, la realizzazione di una serie di servizi fa cui anche i parcheggi. Troppo oneroso l’impegno pubblico ma nonostante i ripetuti incontri – ha spiegato Rosa Zafferani – la società in questioni non ha mai voluto ridiscutere il contratto. La volontà di perseguire l’obiettivo – ha spiegato – è stata più volte espressa anche se nel frattempo la competenza istituzionale in materia sanitaria è passata alle regioni e tutte quelle limitrofe hanno contrastato la nascita del centro sammarinese. Non è in discussione – hanno spiegato diversi interventi – la bontà o meno del progetto, ma i metodi adottati. E su questi, adesso, sarà la magistratura a pronunciarsi.
Il documento approvato chiede dunque che siano accertate dai giudici le eventuali responsabilità di coloro – si legge testualmente – che hanno operato senza le necessarie autorizzazioni e senza la dovuta trasparenza e correttezza nella stipulazione di accordi che comunque hanno coinvolto interessi dello Stato, sul cui capo pende la richiesta di risarcimento per 50 milioni di Euro, l’equivalente di 100 miliardi di vecchie lire, intentata dalla Globe Business presso il tribunale di Roma, dove sono stati chiamati numerosi esponenti politici e funzionari. Non passa invece l’istituzione di una commissione d’inchiesta, invocata dallo stesso Romeo Morri, all’epoca Segretario di Stato alla sanità e firmatario dell’accordo contestato.
“Non ho paura – ha dichiarato in aula – sono assolutamente sereno. Chiedo – ha aggiunto – la commissione valuti il mio operato e quello dei 5 segretari che si sono succeduti in quell’incarico. Nel suo intervento l’ex responsabile della sanità ha posto l’accento sull’articolo 6 dell’intesa, nel quale si precisa che qualora entro il 31 dicembre 2001 non fosse stato realizzato l’accreditamento della struttura presso il Servizio Sanitario Nazionale italiano, l’accordo era da ritenersi nullo, senza penalità per alcuna delle parti. Morri ha difeso il progetto della creazione del cosiddetto centro d’eccellenza, così come ha fatto l’ex segretario di Stato agli Affari esteri, Gabriele Gatti, che l’anno successivo al contratto con le due società private firmò a Roma l’accordo con il Ministro della Sanità italiana Veronesi. E proprio su questa differenza di date, insieme alla mancata autorizzazione preventiva, si è incentrato il dibattito C’è uno scarto di un anno, i conti non tornano. Altro punto spinoso: la portata dell’accordo con le due società e il suo onere per lo Stato. Il segretario di Stato Rosa Zafferani, responsabile della sanità nel precedente governo, ha riassunto gli impegni previsti: la concessione a titolo gratuito di un’ala dell’ospedale, la dotazione di attrezzature ed impianti tecnologici a carico dello Stato, la realizzazione di una serie di servizi fa cui anche i parcheggi. Troppo oneroso l’impegno pubblico ma nonostante i ripetuti incontri – ha spiegato Rosa Zafferani – la società in questioni non ha mai voluto ridiscutere il contratto. La volontà di perseguire l’obiettivo – ha spiegato – è stata più volte espressa anche se nel frattempo la competenza istituzionale in materia sanitaria è passata alle regioni e tutte quelle limitrofe hanno contrastato la nascita del centro sammarinese. Non è in discussione – hanno spiegato diversi interventi – la bontà o meno del progetto, ma i metodi adottati. E su questi, adesso, sarà la magistratura a pronunciarsi.
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