Consiglio Grande e Generale: chiusa a tarda notte la seduta sulla crisi di governo
Maggioranza e opposizioni restano divise e lontane, anche se qualche spiraglio sembra aprirsi confermando qualche indiscrezione dei giorni scorsi. Europopolari e Democratici di Centro, seppure timidamente e prudentemente, sembrano avviati verso la loro scelta di campo, quella che prelude cioè ad un’alleanza di centro sinistra. Nulla però è scontato e tutto può apparire prematuro. I due gruppi ex democristiani hanno manifestato la loro natura riformista, seppure non mancando di fare le dovute distinzioni e precisazioni sull’interpretazione del riformismo. Se la loro scelta diventasse più decisa e si collocasse nel processo di formazione di una nuova coalizione, la maggioranza ne uscirebbe, nei numeri, decisamente rafforzata. Da considerare c’è poi la posizione di Paolo Bollini, che ha ufficializzato alla Reggenza il divorzio dal Nuovo Partito Socialista, e che più volte ha manifestato la sua convinzione per una alleanza di centro sinistra. Da valutare anche le scelte che farà il consigliere dei Sammarinesi per la Libertà, Monica Bollini. Anche i Nuovi Socialisti hanno dato la loro disponibilità per un percorso verso un centro sinistra, ma le incognite, in generale, restano ancora molte. Alleanza Popolare non sembra per nulla convinta di un allargamento tout cuort, lo stesso manifestano alcune anime del PSD, mentre c’è chi pensa che la soluzione possa essere quella delle elezioni anticipate. Non le ha per nulla scartate, Fiorenzo Stolfi, che le ritiene un passaggio possibile per fare chiarezza. Di questo è convinto anche Marco Arzilli, della lista Noi Sammarinesi, impegnato nella formazione invece di un polo alternativo, quel gruppo di coordinamento, così si chiama oggi, attivato con i Popolari, la DC e Alleanza Nazionale. Il PDCS sembra invece più prudente sul ritorno anticipato alle urne, Gabriele Gatti nella seduta di ieri lo considerava un passaggio al momento inopportuno invitando invece ad uno sforzo serio per dare al paese un governo in grado di governare. Al termine dei 57 interventi la presa d’atto delle dimissioni del Congresso di Stato e il voto sulla delibera che scioglie il Consiglio dei Dodici e gli altri organismi istituzionali, in attesa di riunire il parlamento per l’insediamento del nuovo Governo, se le intese si dovessero concretizzare in questi giorni.
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