Contrapposizione marcata fra Democrazia Cristiana e Democratici di Centro, fra ex compagni di partito. Severo sugli ex democristiani è anche Marco Arzilli che al loro posto non sarebbe entrato a far parte del governo, non con una Segreteria di Stato. Una mattinata segnata dagli interventi di alcuni esponenti del Partito dei Socialisti e dei Democratici che avevano manifestato dissenso e perplessità, come Fabio Berardi, Nadia Ottaviani, Denise Bronzetti. Si aspettava di valutare la loro posizione, che dagli interventi si annuncia di sostegno al governo che sa per nascere, pur esprimendo valutazioni critiche sulla ricerca delle condivisioni. Gianmarco Marcucci rimarca le ragioni della loro indisponibilità in assenza di un progetto condiviso, mentre al PSD Monica Bollini lancia un appello: lavorate per una coalizione omogenea. Nel pomeriggio, Stefano Macina chiede di dare concretezza alla maggioranza silenziosa dei cittadini che non urla. Imboccare una strada illuminata e ragionevole, senza dimenticare difficoltà oggettive, dice Mauro Chiaruzzi. I democristiani tornano a sottolineare che non è assolutamente ne una crisi di numeri ne dovuta ai poteri forti, ma crisi politica vera e propria confermata dagli stessi interventi dei consiglieri di maggioranza. Così Clelio Galassi, che strizza l’occhio alla componente socialista con la quale la Dc ha collaborato in passato. Un invito al Psd viene anche da Nuovo partito socialista: il problema vero, dice Maurizio Rattini, è la mancanza di fiducia. Fiducia che va ripresa il prima possibile per un discorso di prospettiva in futuro. Gli replica secco Paride Andreoli: “non basta definirsi socialisti per esserlo”. Ho sentito parlare di giochi e residenze - dice poi - e poco parlare del servizio che ciascuno di noi deve mettere a disposizione del paese. Chiede un impegno agli alleati, e ad un pezzo cui il Psd non vuole fare a meno: gli Europopolari. Così come Valeria Ciavatta in mattinata, anche Giovanni Lonfernini da merito al Psd, di avere gestito questa crisi all’interno di un complessità conclamata con tenacia e responsabilità. Un intervento acceso il suo: ho sentito poche proposte e tanti veleni, accusando la Dc di utilizzare il solito vecchio metodo fatto di personalismi. Critico sul programma l’europopolare Federico Bartoletti: che non capisce che tipo di accordo fare con l’Italia, quale adesione con l’Europa. Così come critica altri punti. Abbiamo fatto la scelta di centro sinistra in campagna elettorale – ricorda Francesca Michelotti – ma abbiamo trovato un feeling con le altre forze, sensibilità con Ap, così come con i Ddc, ancora maggiore il rapporto con Psd da cui proveniamo. Denuncia poi l’incursione dei poteri forti.
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