E' sempre muro contro muro, tra maggioranza e opposizioni, sulla riforma tributaria. Un dibattito senza novità rispetto ai confronti precedenti, conferma il Segretario alle finanze replicando agli oltre 50 interventi sulla riforma tributaria. Ci sono posizioni da tifoseria, sottolinea, ma la materia è ostica. Il risultato del gettito è frutto del livello di aliquote e detrazioni tali da garantire la sostenibilità. Non risolve la questione del pareggio di bilancio. Sui decreti, rimarca Felici, il Collegio garante ha dato una risposta inequivocabile. Il governo ci ha messo responsabilità per portare a termine la riforma e i cittadini misureranno ciò che è stato prodotto. Spero, conclude, vengano meno i pregiudizi. La dinamica sui decreti delegati non può essere liquidata come una bega tra maggioranza e opposizione, replica il socialista Rossano Fabbri. La sentenza ha aperto l’argomento, non l’ha chiuso. La riforma fiscale che va bene a tutti non esiste, commenta Pier Marino Mularoni dell' Upr, ma dovrebbe servire al Paese e non a fare cassa. Il testo è stato blindato in seguito all’accordo con la Csu e il sindacato fa oggi le assemblee. L’imposta sui redditi certi è triplicata, ribadisce Andrea Zafferani di Civico 10. Lavoratori e pensionati, loro malgrado, se ne accorgeranno dal 1° gennaio, afferma, per altri l’effetto è più ritardato. Mancano le politiche di spending review e sviluppo e accumuliamo debito pubblico. Una riforma ancora fortemente ancorata al modello precedente, per Francesca Michelotti di Sinistra Unita, che aveva il grosso deficit dell'accertabilità dei redditi. Ognuno si prenda le proprie responsabilità, dice Grazia Zafferani di Rete. Il vostro non è coraggio ma perseverare nel portare il Paese al declino. La scommessa che faremo con questo provvedimento, sottolinea il coordinatore di Ap Nicola Renzi ricordando l'impegno di chi ha lasciato da parte il gioco di ruolo per trovare la quadra nell'interesse del Paese, deve essere legata all'emersione dei redditi. Come ha detto il Fondo Monetario Internazionale, sottolinea il capogruppo del Psd Stefano Macina, non può decollare lo sviluppo se prima non mettiamo ordine nella finanza pubblica. Ridefinire l'impalcatura del sistema tributario è l'obiettivo del provvedimento. Con la tassazione media al 6,1% - un terzo della media europea, ricorda il capogruppo della Dc Luigi Mazza – nessun Paese può garantire lo stato sociale. Quindi le vie sono due: spendere di meno e chiedere di più.
Sonia Tura
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