Marco Arzilli resiste. La mossa della parte piu' critica della minoranza, che aveva presentato una mozione di sfiducia nei suoi confronti dopo il coinvolgimento del padre in una trasmissione televisiva in cui avrebbe illustrato come acquistare diamanti in contanti a San Marino e portarli fuori territorio con un certificato di riparazione, si infrange contro il muro costruito dalla coalizione di governo attorno al segretario di Stato all'Industria. Nella tarda serata di ieri, infatti, il parlamento sammarinese ha respinto la proposta con 32 voti contrari e 18 favorevoli. Arzilli, quindi, resta a Palazzo Mercuri. Durante il dibattito che scalda l'Aula, a mettere in chiaro le ragioni dell'offensiva, firmata dal movimento Rete, Sinistra unita, Civico 10 e l'indipendente Federico Pedini Amati, e' la prima delle sigle elencate. Dalla quale il consigliere Roberto Ciavatta afferma che "il segretario avrebbe dovuto sospendere la licenza della gioielleria Arzilli, di cui e' socio, pur non avendo percepito utili". Da parte sua, il segretario di Stato all''Industria risponde senza scaldarsi: "La mia coscienza, il mio agire e la mia persona non si sentono colpevoli di nessun tipo di reato- dice- dare le dimissioni per qualcosa che non si e' fatto non e' certo qualcosa di comprensibile". Dopo l'emergere del caso e le dimissioni presentate dal padre dal ruolo di amministratore della gioielleria, "ho comunicato agli uffici competenti che qualsiasi attivita' di verifica e controllo verra' fatta su questa società, non dovra' essere comunicata al sottoscritto". Arzilli e' convinto di aver "dato atto di quello che c'era da fare, poi mi sono spogliato di ogni ruolo".
Le difese non tardano ad arrivare, con il democristiano Luca Beccari pronto ad affermare che "la condotta della ditta Spa Arzilli deve essere distinta dalla figura del segretario e dal suo operato". Lui, spiega l'esponente del Pdcs, "ha agito immediatamente e in modo ineccepibile". Un commento raccolto dall'alleato Andrea Belluzzi, che dal Psd critica il servizio giornalistico bollandolo come "una caramella confezionata". Per poi minimizzare: "Questa vicenda rappresenta una buccia di banana". Dalla coalizione di governo Matteo Fiorini di Alleanza popolare sostiene che "sulla revoca della licenza al momento vale la presunzione di innocenza", ma nell'opposizione c'e' chi la pensa diversamente. Dall'Upr, che non aveva sottoscritto la mozione di sfiducia, Marco Podeschi annuncia voto favorevole, perche' al suo posto "io mi sarei dimesso dal Congresso di Stato". Pedini Amati mette il dito nella piaga ricordando che "Arzilli e' socio della societa' in questione, non una persona esterna che non c'entra con quell'attivita'". Mentre Andrea Zafferani di Civico 10 rincara la dose: "Ci sono stati una miriade di casi analoghi di societa' che hanno leso l'immagine della Repubblica per i loro atti e sono state revocate senza tante remore, ed e' giusto che sia stato cosi''. A chiudere il coro dell'opposizione e' infine Tony Margiotta, che in toni più soft ne fa una questione di forma e non di contenuto: "Quando un segretario di Stato si trova in una situazione imbarazzante, con quote societarie in una societa' di famiglia, dove il padre e' stato filmato dicendo cose discutibili e imbarazzanti per il Paese che hanno leso l'immagine di San Marino, allora la modalita' giusta sarebbe quella di dare le dimissioni alla Reggenza", far decidere il governo e passare eventualmente al test del Consiglio grande e generale. Sinistra unita "riconosce a livello personale la sua non appartenenza alla vicenda- spiega Margiotta- se il percorso fosse stato quello, forse le nostre firme non ci sarebbero state in questa mozione".
Le difese non tardano ad arrivare, con il democristiano Luca Beccari pronto ad affermare che "la condotta della ditta Spa Arzilli deve essere distinta dalla figura del segretario e dal suo operato". Lui, spiega l'esponente del Pdcs, "ha agito immediatamente e in modo ineccepibile". Un commento raccolto dall'alleato Andrea Belluzzi, che dal Psd critica il servizio giornalistico bollandolo come "una caramella confezionata". Per poi minimizzare: "Questa vicenda rappresenta una buccia di banana". Dalla coalizione di governo Matteo Fiorini di Alleanza popolare sostiene che "sulla revoca della licenza al momento vale la presunzione di innocenza", ma nell'opposizione c'e' chi la pensa diversamente. Dall'Upr, che non aveva sottoscritto la mozione di sfiducia, Marco Podeschi annuncia voto favorevole, perche' al suo posto "io mi sarei dimesso dal Congresso di Stato". Pedini Amati mette il dito nella piaga ricordando che "Arzilli e' socio della societa' in questione, non una persona esterna che non c'entra con quell'attivita'". Mentre Andrea Zafferani di Civico 10 rincara la dose: "Ci sono stati una miriade di casi analoghi di societa' che hanno leso l'immagine della Repubblica per i loro atti e sono state revocate senza tante remore, ed e' giusto che sia stato cosi''. A chiudere il coro dell'opposizione e' infine Tony Margiotta, che in toni più soft ne fa una questione di forma e non di contenuto: "Quando un segretario di Stato si trova in una situazione imbarazzante, con quote societarie in una societa' di famiglia, dove il padre e' stato filmato dicendo cose discutibili e imbarazzanti per il Paese che hanno leso l'immagine di San Marino, allora la modalita' giusta sarebbe quella di dare le dimissioni alla Reggenza", far decidere il governo e passare eventualmente al test del Consiglio grande e generale. Sinistra unita "riconosce a livello personale la sua non appartenenza alla vicenda- spiega Margiotta- se il percorso fosse stato quello, forse le nostre firme non ci sarebbero state in questa mozione".
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