Consiglio. La relazione dell'FMI all'esame dell'Aula
dalla delegazione internazionale. Il Segretario alle finanze apre il confronto, voluto dal governo, riassumendo il lavoro della missione che, ricorda, si è concentrata su due punti: l’equilibrio della finanza pubblica, capace finora di sostenere uno Stato sociale da conservare, e l’azione da sostenere rispetto allo sviluppo del sistema bancario e finanziario. Felici sottolinea il tipo di approccio della delegazione (questa volta non erano presenti italiani) che ha valorizzato gli elementi della sovranità e dell’ indipendenza di San Marino rispetto al contesto internazionale, Italia in primis. Insomma uno sguardo attento che ha lasciato trasparire qualche perplessità per il fatto che il Titano - pur avendo i fondamentali dell’economia in equilibrio - sta rapidamente registrando una diminuzione che, se non affrontata, rischia di arrivare alla criticità. Dal momento che la Repubblica non ha il potenziale per generare contagi, questa sorta di embargo sostanziale imposto dai rapporti con l’Italia appare, in sostanza, un elemento che deve essere superato. Un no secco alla ricetta del Fondo Monetario arriva da Andrea Zafferani di Civico 10. Non ci piace e non la vogliamo attuare, dice. Il nostro Movimento ha da tempo avanzato proposte per recuperare almeno 80 milioni all’anno. Non la pensa così il segretario socialista che dice no alla tassa sugli immobili ma ritiene ineludibili altri interventi, pur invitando a trovare una terza via tra l’austerithy e lo sviluppo. Il punto centrale, per Simone Celli, è quello di Cassa di Risparmio. La situazione è affrontabile con la giusta condivisione politica, dice, e auspica un ordine del giorno condiviso da presentare al Fondo Monetario, per dare al governo autorevolezza e credibilità. Sinistra Unita si sofferma sulle cose non fosse e Ivan Foschi puntualizza che se non ci fossimo fatti trovare impreparati sulla strada della trasparenza, adesso – data la bassa fiscalità - potevamo essere una valvola di sfogo per la crisi italiana. Dobbiamo avere più coraggio, dice il segretario della dc, appoggiando l’invito del Fondo. E dovremo dimostrarlo appena ripartirà il confronto sulla riforma fiscale. Per Marco Gatti non è più rimandabile l’ intervento sulla spesa pubblica. Va ridotta e servono interventi più forti rispetto a quello strutturale previsto dalla riforma della pa. Per Giovanni Lonfernini dell’Upr le ricette che arrivano da Washington sono sempre le stesse: più tagli e più tasse. Una politica recessiva in un Paese che negli ultimi anni è stato sempre in recessione non è, dice, la soluzione migliore. No alla patrimoniale, aggiunge, mentre ci saremmo aspettati subito, anche per decreto, un pacchetto competitività. Prima di togliere un centesimo dagli stipendi di chiunque, puntualizza Roberto Ciavatta di Rete, dobbiamo intraprendere tutte le strade alternative per trovare risorse al bilancio dello Stato.
Sonia Tura