Consiglio: Aula divisa sulla giustizia
La maggioranza accusa l'opposizione di aver riversato fango sul tribunale, “ha avvelenato il clima" – accusa Fabrizio Perotto – cercando lo scontro a tutti i costi e su tutto”. Il consigliere di Repubblica Futura paragona poi il ruolo del magistrato dirigente al buon padre di famiglia. “Deve diffondere serenità, equilibrio e pacatezza, smussando gli angoli prima che diventino conflitto. Ma non ho trovato tutto questo”.
“Il magistrato Dirigente – precisa Michele Muratori – non è un procuratore generale come in Italia ma un coordinatore che organizza lavori del tribunale. La Pierfelici gode della massima stima ma qui si parla del suo ruolo di dirigente”. Eva Guidi sulla revoca dell'incarico spiega che il fatto che una cosa non sia prevista per legge non significa che non sia consentita. L'interpretazione di magistrati di alto rango in Consiglio Giudiziario Ordinario ci dice che un ruolo amministrativo può essere revocato dall'organo che lo ha nominato. “La legge va seguita, non si può scegliere. La legge qualificata ci indica la via: il Consiglio Gudiziario Plenario. La maggioranza si è espressa in linea con i magistrati, semmai sarebbe stata un'ingerenza votare in difformità”.
“La legge non prevede la revoca del magistrato dirigente” risponde Alessandro Cardelli che chiede quale strumento legislativo abbia utilizzato il consiglio giudiziario plenario”. “Abbiamo tentato di rallentare un iter che sapevamo avrebbe condotto a questo” - commenta Roberto Ciavatta. “Siamo abituati ad epurazioni di chi non si allinea”. Accusa il Governo di parlare di trasparenza a senso alterno con misure differenti in base alle situazioni.”Non c'è stata volontà di approfondire, non è stata data la possibilità alla Pierfelici di portare prove a sostegno delle sue affermazioni”. Gravi segnalazioni – continua Ciavatta – sono state fatte anche nella passata legislatura. Ne ha parlato alla commissione per impedire che uscissero sulla stampa inficiando le indagini iniziate. Ma non ci siamo fermati a chiedere se fosse vero. Le prove non ci sono non perché non esistono ma perché chiudiamo gli occhi per comodità”.
“Si è compiuto ciò che si voleva accadesse”, ribadisce Pedini Amati che torna sull'aspetto normativo: “non c'è una legge che dice di poter defenestrare il magistrato dirigente.
E accusa Eva Guidi. Dice che il fatto che non sia previsto non significa che non sia consentito. Non sono affatto d'accordo, tanto più che poi si contraddice dicendo che bisogna agire secondo legge”.
Luca Santolini chiede scusa a Reggenza e all'intero paese per la dannosissima rilevanza mediatica. “In quanto commissari abbiamo fallito tutti nonostante sia pienamente convinto di aver fatto di tutto perché non accadesse. Questa pubblicità è stato il danno più grande al tribunale. Ed è partito tutto con le famose dimissioni poi ritirate dei Commissari. A quel punto il messaggio terribile è stato lanciato".
"Non sono questi i temi su cui massimizzare il profitto politico", dice Luca Boschi che invita ad abbassare i toni e trovare equilibrio.
Pasquale Valentini dubita che il tribunale torni alla normalità. “C'è una spaccatura fra i giudici e vi siete assunti la responsabilità di portarla in Consiglio Giudiziario. Come faranno giudici che si sono denunciati fra di loro a portare a termine i processi con serenità?"
"Il Consiglio Giudiziario doveva applicare la legge, non interpretarla", aggiunge Marco Gatti. "Mai in passato la politica ha permesso che i magistrati andassero allo scontro, perché sapeva gestire e mediare".
Per Dalibor Riccardi. “questo dibattito non porterà nulla al paese, creerà ulteriore panico, dubbi e confusione. E non ripristinerà un clima sereno in tribunale”. Poi provoca i colleghi di maggioranza parlando di un Consiglio con un ordine del giorno scarno, “per fare prendere il gettone a qualcuno che non ha altro da fare”. "Anche la giustizia è diventata terreno di scontro per ottenere profitto" - accusa Marianna Bucci. "Quell'ordine del giorno dà in pasto al paese solo una porzione di verità. Siamo passati dalla separazione dei poteri alla rissa fra i poteri". Nicola Selva invita ad un approccio equilibrato. "Il dibattito non deve sconfinare in pareri personali e interpretazioni”. “Avete puntato il dito- chiosa Margherita Amici – contro buona parte della magistratura dove siete voi a fare gli opportuni distinguo. Prima o poi queste simpatie ce le dovrete spiegare". "Ci sono responsabilità politiche" – dice Alessandro Mancini. "Era il segretario con delega alla Giustizia che doveva gestire la situazione, cercare di attutire lo scontro ponendosi in difesa delle istituzioni. Renzi si è fatto un po' troppo trasportare dal pensiero della maggioranza, non a quella politica”. Al nuovo magistrato dirigente i migliori auguri di buon lavoro. "Avrà davanti cinque anni difficili, in cui dovrà mettere insieme i cocci”.
Nonostante le accuse reciproche, il clima in Aula è pacato. Lo scontro c'è, ma questa volta, forse per l'estrema delicatezza dell'argomento, non si alzano eccessivamente i toni.
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