Consiglio: le responsabilità politiche nella vicenda Carisp al centro della discussione
Si ricorda l'avvio dell'inchiesta da parte del tribunale di Forlì, l'incontro a Palazzo Begni tra gli allora Segretari Gatti e Mularoni, i vertici Carisp, fino all'Odg dello scorso anno con le richieste di una istituzione della commissione parlamentare. Oltre 80 sedute e l'acquisizione della documentazione da Forlì sottoposta a segreto istruttorio. Una relazione sottoscritta da tutti i commissari, compreso Roberto Ciavatta che si era dimesso dall'incarico. Il commissario Mario Venturini entra nella vicenda Delta: ricorda il peso di Cassa di Risparmio alla fine degli anni '90. E la volontà successiva del governo nel miraggio di creare una piazza finanziaria senza organismi regolatori e di controllo che si è rilevato un errore grossolano.
Se le nuove banche dovevano soddisfare nicchie di mercato non coperte, in realtà l'interesse dei soggetti si rivolse al mercato interno, diminuendo la quota delle banche tradizionali, Carisp nel 2008 aveva una fetta di circa 28% contro il 40% degli anni precedenti. Gli attori che hanno recitato intorno a Cassa - da Bankitalia al Tribunale di Forlì - scrive la commissione - hanno concorso a demolizione investimento che dava lavoro a 2000 persone. Fantini pensò di investire nel credito al consumo sulla piazza italiana. Nel 2002 nasce Delta: un gruppo tra i primi del settore. Le linee guida furono presentate sia a Bankitalia che agli organismi sammarinesi. La crescita si realizzava con la crescita dei bilanci e della nascita delle società partecipate. Nel 2004 si presenta l'acquisizione di Sedicibanca, Bankitalia autorizza Carisp all'operazione. L'esigenza era ora di trovare nuovi soci per il limite del 30% di Delta per Carisp. La famiglia Magnoni nel 2004, attiva attraverso Sopaf, si dichiara disponibile a investimento temporaneo. Col tempo emergono le divergenze tra Fantini/Stanzani e Sopaf. Si oppongono alla prospettiva della quotazione in borsa, spinto dagli altri soci. Emerge la volontà di Fantini di difendere la sua creatura opponendosi alle fusioni. Nel Cda emergono i contrasti. La Stanzani si dimette e con lei altri vertici. Cassa si fa carico dell'aumento di capitale con Sopaf contraria, esclusa anche dal nuovo Cda. Ben presto i problemi di Cassa con Sopaf si intrecciano con la crisi delle relazioni politiche tra San Marino e Italia: Siamo al 2008 la vicenda Re Nero e Varano, con la grancassa mediatica che ne derivò e che la commissione riassume in "uno sconosciuto sostituto procuratore ( DI Vizio) che non amava agire a fari spenti". La commissione va oltre e parla di atteggiamento ambiguo dei funzionari di Banca d' Italia che si adeguano alla procura forlivese, passando sopra agli accordi bilaterali.
Tocca al Consigliere Gianfranco Ugolini ripercorrere l'attività ispettiva degli organi sammarinesi su Cassa di Risparmio dall'Ics fino alla neonata Banca Centrale. Il Sistema Finanziario venne controllato a partire dal 2005 e dal 2008 i rapporti tra attività di vigilanza e politica cominciò a deteriorarsi. Diffidenza anche da parte dei vertici di Carisp: la reazione fu violenta successivamente alla prime ispezioni. Le ispezioni fanno emergere finanziamenti discutibili, la poca conoscenza della normativa italiana in materia di acquisizioni. In pratica criticità importanti che mettevano a rischio le stesse operazioni finanziarie. E' il 2008: dissidi tra Banca Centrale e vertici Carisp. Fantini chiede aiuto alla politica.
William Giardi legge la parte relativa all'azione del Tribunale di Forlì. Inchiesta Varano che ha portato alla decapitazione dei vertici, con i diversi capi di imputazione tra sui associazione a delinquere e riciclaggio. L'azione di Di Vizio e Forte si somma a quella del Mef e di Banca d'Italia. Il commissario Giardi ricorda le parole di Fantini "preoccupato per non sapere come difendersi e a chi appellarsi". Nella relazione emerge anche l'ipotesi di Fantini che, dietro alla azione italiana, ci fossero anche personaggi sammarinesi. A dicembre 2008 arriva la sentenza della Cassazione, che da ragione a Cassa di Risparmio sul famoso furgone portavalori bloccato in Italia. Di poco successivo l'arresto dei vertici di Cassa di Risparmio e Delta. La commissione ripercorre le testimonianze degli esponenti Carisp chiamati a sostituire gli arrestati, e i loro rapporti con la politica. I testimoni di Cassa riferiscono di essersi sentiti dalla parte dei "cattivi" e come non ci fosse stata alcuna difesa del'Istituto da parte della politica. Un capitolo della relazione è dedicato al ruolo del Comitato di Credito e Risparmio dopo gli arresti del 2009. Augusto Michelotti per voce della commissione ne mette in luce la scarsa efficacia e operatività, in un momento nel quale non solo era messa in dubbio l'operatività di Carisp, ma messo in crisi l'intero sistema finanziario del paese. Sottolineando come il CCR sia "venuto meno al suo ruolo di indirizzo e orientamento dell'attività di vigilanza bancaria e finanziaria". Anche se gli Ex Segretari Gatti e Mularoni ricordano la numerose riunioni con i vertici di Banca Centrale. Poi è storia, dalla nomina di Leone Sibani a nuovo presidente Carisp, al commissariamento di Delta del 2009 che terminò nel 2013. La relazione dell'organismo punta il dito sui commissari nella gestione dell'operazione, poco attenti alla tutela di lavoratori e creditori e con pregiudizio sull'attività di prosecuzione di Delta. Tocca a Simone Celli ripercorrere in aula una azione che significò per Carisp la perdita di 665 milioni di euro, cioè l'intero patrimonio del 2009. Nel frattempo stanno rientrando i soldi di Delta, fino al 2020: circa 800 mln. La defenestrazione dei vertici di Banca Centrale- Caringi prima e poi le dimissioni di Papi e Bossone - non aiuta le vicende della Cassa negli ambienti italiani. L'ex direttore Papi riporta in commissione le frequenti pressioni esercitate dalla fetta politica del Comitato di credito e risparmio, in particolare dall'ex segretario Gatti. "Ingerenze e censure" le definisce la relazione, senza mai sconfinare nell'illegalità. La relazione entra nel vivo con il cosiddetto "memoriale Ghiotti" che lo stesso ex presidente ha ammesso di aver redatto. Il Commissario Franco Santi racconta: Ghiotti ricorda i diversi incontri con il segretario Gatti per risolvere il contenzioso tra Delta e Sopaf, cosa gradita ai palazzi romani, stando all'ex responsabile alle finanze. Un capitolo corposo, nella relazione, che mette in luce atteggiamenti non del tutto lineari da parte di Gatti, una certa diffidenza da parte del Segretario Mularoni, tanto da chiedere a Ghiotti, di metterla al corrente se avesse notato qualcosa di illecito. Soprattutto una ricostruzione inficiata da ricordi non sempre precisi su chi fosse presente e cosa avesse dichiarato, soprattutto sulla presunta tangente nella vendita delle azioni Delta da Sopaf a Cassa. Sfociata nel famoso incontro di Palazzo Begni registrato da Mario Fantini all'insaputa dei presenti. Nella relazione emergono anche stralci dell'interrogatorio di Fantini davanti alla procura di Forlì. Memoriale che ha portato l'ex responsabile alle Finanze ad una denuncia contro ignoti per diffamazione.
Capitolo a parte per la vicenda giudiziaria sammarinese in merito. La Commissione riferisce la necessità che venga prima conclusa la fase istruttoria in tribunale prima di avviare qualsiasi commissione di inchiesta, oppure prevedere per ambo gli organismi la modalità della libera audizione dei testi. Capitolo letto dal commissario Denise Bronzetti per la conclusione della vendita Sopaf a Cassa. Conclusa solo dal nuovo vertice, Sibani chiuse la trattativa a 70 milioni con i fratelli Magnoni, di cui 15 per la consulenza di Sopaf. E' il Consigliere Lorella Stefanelli a proseguire nella relazione che evidenzia come la quota Delta detenuta da Sopaf era decisamente più bassa nella valutazione di mercato. Il Presidente della Commissione, Giovagnoli, prosegue la lettura con le conclusioni dell'inchiesta e con le valutazioni politiche.