Consiglio: RF e Renzi sotto attacco. "Rissa" verbale fra Riccardi, Podeschi, Pedini Amati e Ciacci
E' di nuovo scontro in Consiglio, tra accuse personali e risse verbali. Nel mirino politica estera, banche, la famosa telefonata fra tale Marino e Nicola con, sullo sfondo, gli attacchi della stampa italiana. Francesco Mussoni invita ad una seria riflessione anche sulla difesa di uomini delle istituzioni, come i vertici di Bcsm. “A rischio – avverte - la credibilità del nostro sistema agli occhi di terzi”. C'è ancora l'esigenza di chiarezza sul percorso di associazione con l'Unione Europea. Renzi – accusa la minoranza – disattende l'ordine del giorno che chiedeva di condividere con politica e parti sociali. Ne ripresenta quindi un altro, per ribadire il concetto. Torna anche l'accusa di una politica estera bipolare. Dopo la visita di Lavrov, è arrivata la richiesta di incontro da parte dell'Ucraina. Se da Repubblica Futura Roger Zavoli parla di “picconate strumentali per fini elettorali”, Mara Valentini ne fa una questione di malattia morale, che delegittima – dice - tutto il sistema sociale. Il civile confronto politico è stato sostituito da una lotta senza quartiere, “con violenza verbale, dossieraggio, spirito di vendetta”. Durissimo l'intervento di Dalibor Riccardi contro RF, definita “mostro che gestisce il potere con arroganza, intreccia politica ed interessi privati, inasprisce i rapporti con tribunale, bcsm e tutte le forze politiche”. Nel mirino anche Marco Podeschi, accusato di aver fatto da tutor a Simone Celli, più interessato a gestire le Finanze che la sua Segreteria. “Meglio lavorare poco che passare alla storia per esser stato assunto dal padre Segretario di Stato” - gli risponde Podeschi che lo accusa di essere entrato in Consiglio per il cognome famoso. Federico Pedini Amati ironizza: “ Sul cognome famoso ha fatto l'esempio più sbagliato”. Chiede poi a SSD e Civico10 di staccare la spina, di prendere esempio da Ap che l'ha sempre fatto. Sull'attacco ai compagni di viaggio Matteo Ciacci non ci sta, non da chi – dice - non è specchiato. Tira quindi in ballo Andreoli, Stolfi e Gatti. “Ereditiamo un paese in cui una piovra ha gestito ogni ganglio del potere e continua a farlo” - afferma Roberto Ciavatta. Ben venga il dialogo, “ma impedite che partano le scialuppe di salvataggio”. “La piovra – aggiunge Iro Belluzzi - voleva salvare il salvabile anche quando non lo era, a discapito di tutto il sistema bancario”. Se per Rete la crisi politica è aperta da mesi ma il Governo non cade perché non c'è certezza sul dopo, per Alessandro Mancini non c'è un Governo e Adesso.sm – dice – è nato a casa di qualcuno che poco o niente aveva a che fare con la politica. RF si stringe intorno a Renzi, con Roberto Giorgetti che ricorda, dopo mezzo secolo, la riapertura delle trattative con l'Italia. Nessun blitz, poi, sull'Europa mentre la visita di Lavrov viene definita un grande successo. Rientra nella nostra tradizione il rapporto equilibrato con tutti gli interlocutori, anche in tempi di guerra fredda. Alessandro Bevitori conferma: la storia parla chiaro in merito alla collaborazione con tutti i paesi. Si sta facendo terrorismo – afferma – sulla pelle del paese.