Consiglio: sì ai referendum

Consiglio: sì ai referendum.
Prima di arrivare al confronto sulla crisi l'Aula ha approvato, con voto palese, le tre leggi che recepiscono i quesiti referendari e la disciplina dei reati informatici che incassa 30 voti a favore, 1 no e 4 astenuti. La preferenza unica passa nella notte e registra due addii: quello del capogruppo della Dc Luigi Mazza che anticipa, con questa legislatura, la fine del suo impegno politico e quello di Francesca Michelotti di Sinistra Unita che, a proposito del voto palese, ha detto di sentirsi umiliata. “Siamo trattati come un branco di cialtroni falsi e meschini, le sue parole. Sono stanca di combattere una battaglia contro la diffidenza e la sfiducia. Non vedo l’ora che tutto questo finisca, che si vada a elezioni. In un Consiglio così non ci potrò più stare”. Si all'eliminazione del quorum: ogni tipo di referendum sarà approvato con maggioranza dei voti espressi. La proposta del governo aumenta la raccolta di firme dall'1,5 al 3%, una novità suggerita dallo stesso comitato referendario. Ed è stata proprio questa opzione a dividere l'Aula, ricompattando la ormai ex maggioranza, mentre dicono no Sinistra Unita e Rete. Astensione annunciata da parte di Civico 10 perchè, anticipa Andrea Zafferani, questa proposta arriva senza confronto. Si unanime anche per il provvedimento che fissa in un massimo di 100mila euro il tetto delle retribuzioni per i dipendenti pubblici. Da larga parte dell'Aula è stata ribadita la preoccupazione per le ripercussioni che questa scelta produrrà all'interno dell'Iss. Il Segretario alle finanze, sollecitato da Paolo Crescentini, fa sapere che nessuno, nella pubblica amministrazione, supera i 100mila euro di retribuzione. Ci sono invece, conferma, alcune figure nel settore sanitario. Il problema, replica Denise Bronzetti, sono le partecipate, in particolare gli stipendi del personale di Banca Centrale. E' proprio per non aver voluto affrontare la questione, commenta, che si è arrivati al referendum. Anche la disciplina dei reati informatici è stata condivisa da tutte le forze politiche. Rete, con Roberto Ciavatta, chiede controlli e segnala la vendita on line, da parte di 6 negozi del centro storico, di tester (profumi che non possono essere venduti al pubblico). Un danno reputazionale per la Repubblica, che – anticipa – potrebbe attirare l'attenzione della guardia di finanza e che non porta nulla nelle casse dello Stato. Sappiamo, aggiunge Ciavatta, che sono state fatte segnalazioni da alcuni commercianti, ma nulla è stato fatto.


Sonia Tura

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