Consiglio: si riparte dalla relazione del Comitato di Bioetica
Il suo ruolo è strategico, non solo nell'ambito di regole e monitoraggio ma anche nella promozione dell'attività scientifica e nella sperimentazione. Tanti i temi affrontati, di estrema delicatezza, dai vaccini alla donazione di organi, sui quali sempre più spesso i parlamenti sono chiamati a legiferare.
Il comitato di bioetica ancora una volta ritiene necessaria avere a disposizione una Segreteria tecnico-scientifica autonoma, con personale formato e competente. Lacuna – rimarca – che limita le la sua attività e penalizza pesantemente l'immagine nei confronti delle istituzioni internazionali con cui si relaziona. Il Segretario Franco Santi precisa che il 2018 è stato contraddistinto dall'approfondimento del fine vita e che ha portato ad un documento finalizzato all'aggiornamento delle norme. In merito alle richieste, ricorda che l'Authority è stato integrato da nuove risorse umane e ribadisce che il comitato ha a disposizione un budget annuale. “In un'ottica di ottimizzazione della spesa pubblica – dice - è bene cercare di sfruttare ciò che abbiamo”. Tutta l'Aula riconosce l'ottimo lavoro svolto dal Comitato, apprezzato dentro e fuori dai confini per l'approccio metodologico multidisciplinare. Con soddisfazione Mara Valentini ricorda che attraverso relazioni di alto profilo San Marino è entrato nel panorama di bioetica internazionale. Il documento sul fine vita – dice – è stato elaborato a tempo record e ruota attorno al concetto di cura della persona morente, con un capitolo dedicato a persone con disabilità, “sul quale il Comitato ha preceduto il resto del mondo”, aggiunge Giuseppe Morganti. Fondamentale - per Marica Montemaggi - la visione trasversale. La politica deve fare poi la sua parte, portando avanti i progetti. L'opposizione, però, proprio per non contraddire nei fatti le lodi, spinge affinché venga riconosciuta – come richiesto - autonomia operativa e copertura di spesa. “Non siamo di fronte ad un comitato superfluo – dice Pasquale Valentini - non è giusto appellarsi a ragioni di spending review”. “La richiesta del comitato – gli risponde Giuseppe Morganti – non nasce dalla percezione di una mancata autonomia gestionale” e giudica eccessiva in questo frangente l'apertura di un ufficio. L'odg della Dc non passa. Si parla poi di authority e l'attenzione si sposta sui controlli nelle strutture private. Da tempo – fa presente Iro Belluzzi – la politica vuole che il territorio rappresenti una nicchia del comparto sanitario. 63 quelle autorizzate, fra cui due banche di crioconservazione, 11 delle quali fiorite in un solo anno. 16, invece, le verifiche fatte. “Non è un settore sul quale non veniamo misurati – fa presente la Dc, che ricorda che un guaio in una struttura sanitaria diventa un problema internazionale di credibilità. Bene che il settore si stia sviluppando ma dal punto di vista delle verifiche – dice - dovremmo essere più rigorosi di altri. Iro Belluzzi chiede anche un'analisi dell'utenza, temendo in una privatizzazione strisciante dei servizi erogati dalla sanità pubblica.
Emmanuel Gasperoni però precisa: le 63 strutture non sono tutte case di cura private, ma studi dentistici, di fisioterapia che non necessitano di controlli serrati come nei casi di sale operatorie. E vede in quei 11 centri in più un vantaggio. “Significa più scelta, più concorrenza, più qualità”.
Denise Bronzetti torna invece a chiedere l'atto organizzativo dell'ISS. “In due anni di gestione – attacca - non ho ancora capito come il Segretario intenda intervenire”. “E' in discussione con gli operatori sanitari – risponde Santi. Fra due tre settimane arriverà una proposta normativa che verrà portata all'attenzione delle parti”. Sul numero controlli, “vengono effettuati ogni due anni su tutte le strutture su base programmatica. Importante anche quello sulla parte pubblica, in un'ottica di garanzia della qualità del sistema”. Nel frattempo si lavora per trovare una nuova logistica all'Authority, fuori dalla struttura ospedaliera.
MF