Consiglio, contenimento della spesa nella Pa: Podeschi, "nessun taglio alla scuola"
Nessun taglio, invece, alla scuola, “risorsa strategica” – precisa Marco Podeschi. “Prioritario garantire un elevato standard qualitativo sul sistema dell'istruzione. Sistema che, per conservare la sua efficienza, va continuamente ripensato”. Dal prossimo anno prenderà avvio la fase di sperimentazione di un progetto culturale e pedagogico “che conferisce organicità e coerenza al percorso formativo integrando i cicli scolastici da zero a 16 anni”. La prima fase introduce competenze di cittadinanza e digitali. Altra novità: l'insegnamento alternativo alla religione cattolica “per garantire a tutti la possibilità di scelta”. Verrà denominato etica e società. Interventi – spiega Podeschi – che porteranno a ulteriori investimenti nella formazione di docenti e dotazione di figure professionali. Si interverrà – continua - solo con correttivi su inefficienze di spesa e aspetti organizzativi. Ed invita ad un ragionamento più ampio alla luce del calo demografico.
Si riprende quindi in un clima che Mimma Zavoli definisce “proficuo e propositivo”. “La pa è un soggetto malato che va curato”. E' un argomento impopolare, “ma non più rinviabile. Lo affronteremo con uno spirito di confronto fra forze sociali e politiche”. Da dipendente pubblico ammette “siamo un settore fortunato. Abbiamo tutele e certezze che altri non hanno. Stabilità, libertà d'azione e sicurezze in molti settori privati impensabili. Se per primi non siamo consapevoli di questo scarto, siamo poco solidali”. Poi si rivolge ai sindacati, nella speranza che tengano conto, pur nella contrapposizione, del mutato clima economico che ci obbliga a scelte e strade necessarie. “È vero – commenta Francesco Mussoni - il futuro passa da una moderna amministrazione pubblica. Ma qui – fa notare - manca la sostanza, si parla solo di riduzione dei costi, c'è un'impostazione conservativa del governo”. Per il consigliere dc occorre invece cambiare il paradigma di funzione dell'amministrazione pubblica, introducendo regole per avvicinarla al privato nel tipo di rapporto di lavoro. “Essere efficienti significa essere attrattivi”– aggiunge Teodoro Lonfernini, che guarda al mantenimento dei servizi.
Per Luca Santolini c'è ancora molto da fare sull'accertamento dei redditi. “Il tributario deve essere messo nelle condizioni di incrociare dati. Deve bastare in un paese così piccolo”. Poi, sul versante dell'equità, fa la sua proposta: “se il taglio di un'ora a settimana ha ricevuto un'alzata di scudi, si potrebbe mettere sul tavolo come alternativa il contributo di solidarietà, inserendo scaglioni progressivi e tutelando gli stipendi più bassi. Perché, poi, non introdurre il ricorso a mobilità e ammortizzatori sociali anche per la pa?” Fabrizio Francioni invita ad unire le forze dentro e fuori l'aula, nella consapevolezza che siamo di fronte ad un problema che va risolto. Non nasconde poi l'amarezza per il comunicato della csu e confessa, come ex componente della csdl, di non aver apprezzato né il tono né il linguaggio. “E' il senso del dovere – dice - che ci porta ad assumere scelte impopolari. Noto una certa strumentalizzazione nell'usare certi argomenti”.
Davide Forcellini rigetta l'immagine della pa come malato da curare. “La pubblica amministrazione – fa notare - è fatta di persone. E i suoi problemi – aggiunge - non si risolvono con la spending review. Non si cambia un sistema con la lista della spesa, serve un cambio di mentalità. In questo piano manca un approccio di sistema”.
Per Giancarlo Venturini invece di intervenire a pioggia, sarebbe necessario agire sull'organizzazione interna per renderla più snella e sugli acquisti di appalti di beni e servizi. L'ammontare annuo – ricorda - è di oltre 30 milioni di euro. “È ambito su cui si può intervenire senza colpevolizzare e penalizzare i dipendenti pubblici”.
Lorenzo Lonfernini chiede un approccio laico e il passaggio dall'analisi alla concretezza. “Un po' di ritardo – ammette - ce l'abbiamo. Occorre farlo con confronto continuo e assiduo con chi nella pa ci lavora”. Poi, sul tema più che mai attuale di un possibile distacco dell'Iss dalla pa, il consigliere di RF non si pone la domanda se se l'amministrazione pubblica sia pronta, ma se le cose funzionano. “Deve essere pronta per forza – dice - se il modus operandi così non va”.
Per Alessandro Mancini è una relazione con luci ed ombre. Fotografa ma non è risolutiva. Ma il giudizio – aggiunge - potrebbe essere positivo se venisse sfruttata per aprire un confronto serio, seppur tardivo, con i soggetti interessati. Non solo sindacati, ma anche categorie economiche, “perché la pa in certi settori più che strumento a servizio delle imprese è concorrente per eccesso di burocrazia e può essere utile il loro apporto”. Poi, chiarisce la differenza tra riduzione della spesa corrente e incidenza sul bilancio dello stato. Il primo è il conto della serva per abbassare tetto della spesa, il secondo si riferisce all'aumentare le entrate. E su questo fronte quasi niente è stato fatto”.
Giancarlo Capicchioni punta l'attenzione sull'Iss, “uno dei centri di costo più importante, un pozzo senza fondo”. Qui però viene demandato ad una prossima relazione, occorre invece agire in fretta. Poi, sull'AASS, “si parla di revisione delle tariffe dei settori in perdita. Significa che aumenteranno? Spero di no, visto il periodo”.
Per Tony Margiotta serve un cambiamento culturale, per garantire qualità a tutti i comparti della pa. Guarda alla formazione, “uno dei pilastri per garantire eccellenze e aggiornamenti”, ricorda corsi non partecipati. Si sofferma sulle consulenze ed evidenzia l'intenzione della maggioranza di diminuirle ulteriormente, individuando solo quelle necessarie. Infine invita ad uniformare i vari contratti della pa, “che creano differenze fra lavoratori”.
Dalibor Riccardi concorda sulla riduzione degli spechi, ma mantenendo un servizio di qualità. La riduzione di un'ora, ad esempio, non può essere una soluzione a pioggia, ma ragionata su mansioni, professionalità, settori e comparti. “Un intervento di questo tipo può essere utile in alcuni uffici, ma in altri contesti è una follia”. Spera infine che lo spirito del dibattito possa portare una concertazione forte con forze politiche e sindacati. “Nella relazione – commenta – ho trovato pochi spunti concreti. Temo che si ridurrà tutto in un fuoco di paglia”. Marianna Bucci si dice interdetta. “Mi aspettavo un piano esecutivo sulla revisione della spesa, invece trovo pochissimi passaggi che permettono di capire la ratio dell'analisi. Anzi, in certi casi si amplia la forbice fra pubblico e privato. Sarebbe più efficace intervenire sulle indennità, ottimizzare gli orari di lavoro e punire gli abusi. “Se si continuano a mettere nei posti chiave persone senza competenze, le consulenze continueranno a lievitare”. Per il consigliere di Rete il Governo, come nella tela di Penelope, tesse di giorno per disfare di notte. “Si programmano per il futuro azioni condivisibili ma smentite nella pratica. Si parla di trasferimento di competenze sulla spesa pubblica dalla politica alla dirigenza ma poi su credito agevolato e residenze elettive rimane la forte discrezionalità della politica”.
A chi definisce l'Iss un pozzo senza fondo, Santi risponde che “il trend di investimenti sempre in aumento non dipende dalla capacità di amministrare correttamente ma da fattori esogeni, come l'aumento dell'aspettativa di vita”. “La ricerca di nuove entrate, i tagli alla spesa e il recupero di risorse frutto di evasione devono andare a braccetto a provvedimenti per lo sviluppo”, afferma Andrea Zafferani. “Per fortuna abbiamo possibili interventi legislativi e e amministrativi a costo zero”. Roberto Giorgetti definisce l'approccio di Zanotti opportuno e positivo. Il confronto – fa notare - si è focalizzato sulla spending ma quella è solo parte di un percorso complessivo, che prevede il rilancio dello sviluppo economico e riforme correlate alla revisione della spesa pubblica, come quella previdenziale. Parlare di spending -aggiunge - significa anche distribuire e impegnare al meglio le risorse. Richiama quindi passaggi che definisce fondamentali come il controllo di gestione. “Perché se non c'è coerenza nella gestione delle risorse finanziarie, diventa difficile governare il sistema”. Importante, poi, rivedere modalità e procedure con cui si gestiscono ed elaborano dati statistici. “Per aver riferimenti certi per prendere decisioni”.
Marco Gatti invita a rivedere i modelli: “va fatto quanto parliamo di accorpamento ed enti come l'istituto di sicurezza sociale. “Facciamo finta di niente ma l'iss sta morendo. È un modello che non si regge più. Servono a poco gli interventi tampone. Propone quindi all'aula di intraprendere un percorso che possa davvero chiamarsi piano esecutivo pluriennale. “Lavoriamo per dare il mandato alla direzione della funzione pubblica e a vari consigli di dipartimento affinché, partendo dagli orientamenti emersi, elaborino proposte operative da presentare prima al governo e poi in Consiglio a settembre. Un passaggio più concreto che ci porti a valutare ad ottobre cosa possa essere recepito nella legge di bilancio".
Giuseppe Morganti plaude alla volontà di rendere l'amministrazione autonoma dal Congresso di Stato nella gestione delle risorse, “per giudicare in maniera oggettiva l'operato dei dirigenti sulla base degli obiettivi che devono essere chiari e verificati attraverso organi di controllo e forme di audit interni ed esterni”. In pratica si vuole richiedere a imprese e utenti il livello di soddisfazione dei servizi. “Un bel modo di agire” commenta Morganti - “chi è capace di mantenere gli impegni rimane, chi no viene trasferito ad altro ruolo”. Fondamentale, inoltre, un piano di assunzioni scevro da contaminazioni della politica. “Perchè si scelgono le persone sbagliate e poi l'amministrazione non funziona”. “Abbiamo riscontri positivi rispetto alla programmazione” - dichiara Guerrino Zanotti, che conferma: “il piano assunzioni per il 2018 non risponde alle logiche della politica ma dei dirigenti che operano sul campo e hanno il polso della situazione”. Evidenzia poi il valore degli interventi in un dibattito che “si è svolto nei canoni di dialogo civile”. Sulla riduzione di orario: “abbiamo già predisposto un'ipotesi di soluzione per non danneggiare l'efficienza dei servizi erogati. Verrà proposto ai sindacati di fare recuperare queste ore attraverso giornate da utilizzare nel corso dell'anno, per non incidere sull'apertura degli uffici”.
Matteo Zeppa torna invece a chiedere lumi sull'esternalizzazione della casa vacanze di Pinarella, “tenendo conto che c'è un'istanza d'arengo votata dall'aula e portata da migliaia di istanti che chiedevano che questa estensione di San Marino in Italia fosse salvaguardata dallo Stato”. Chiede anche sull'esternalizzazione delle vendite internazionali dei prodotti filatelici e numismatici alle poste spa “che hanno bilancio in negativo. E' un valore assoluto che deve rimane in pancia allo Stato”. Sulla casa vacanze, “l'idea – dice Santi – è quella di ottimizzare l'utilizzo della struttura, costruendo un percorso di gestione esterna su un arco temporale più ampio, costi più bassi per l'Iss, garantendo sia il livello che le modalità organizzative dei centri estivi. Si apre il confronto sulla sua fattibilità”. Sull'ufficio filatelico, “ il deficit delle poste – spiega Zanotti - non è un deterrente rispetto alla scelta di affidare la parte relativa alla spedizione del materiale. Anzi, può essere fonte di sostegno a un ente in difficoltà”.
Marica Montemaggi presenta un odg della maggioranza che approva la relazione di Zanotti, ne condivide gli obiettivi e come raggiungerli, e invita Segreteria e Governo a mettere in atto al più presto interventi amministrativi e normativi tenendo presente il confronto con le parti sociali in materia di rinnovo contrattuale e con l'imminente applicazione dell'ICEE.
L'opposizione non lo vota. La Dc non vuole sia il Congresso il referente della riforma della pa e chiede che il mandato sia dato alla direzione della funzione pubblica. Per il Psd è pleonastico, un passaggio a vuoto”; per il Ps “non è figlio del dibattito ma un allegato alla relazione del Segretario”; “non condividiamo proprio nulla – dice Rete, che rimarca che non si parla di condivisione con le forze politiche”. Sulla stessa linea Dalibor Riccardi, “un nuovo metodo sarebbe stato quello di calendarizzare incontri e poi decidere gli obiettivi da raggiungere. Sul piano nazionale, ad esempio, siamo in alto mare”. Era un odg messo a disposizione per essere negoziato – precisa Giuseppe Morganti – ma avete rifiutato”. E -aggiunge – non c'è nessuna assunzione di potere da parte del Congresso, piuttosto il contrario. Si dice infatti espressamente di trasferire alla Dirigenza pubblica la responsabilità amministrativa nell'uso delle risorse. Dà un mandato politico di trasformare la pa. Chi si sottrae o ha qualcosa da difendere o non ha idee chiare o lo fa per partito preso". L'odg viene votato a maggioranza: 27 voti su 27 presenze.