È iniziata in mattina la votazione, articolo per articolo, della legge di bilancio. La democrazia cristiana ha chiesto la votazione segreta su ciascun articolo, mentre in alcuni casi c’è stata la diversa dichiarazione di voto dei 4 consiglieri dc autosospesi, rispetto al partito di appartenenza. Respinti al momento tutti gli emendamenti presentati dall’opposizione, anche se in alcuni capitoli della manovra il segretario alle finanze Stefano Macina ha accolto le indicazioni provenienti dall’ opposizione. A tenere banco in Consiglio è stata la dura contrapposizione durante la seduta notturna, tra il capogruppo della democrazia cristiana, Gabriele Gatti e il segretario all’industria Tito Masi. Causa scatenante: la politica estera del governo. Il segretario Masi ha riferito sulla difficile situazione dei rapporti tra Italia e San Marino che creano difficoltà oggettive al sistema economico del Titano. La Dc ha colto la palla al balzo, criticando gli incontri romani della delegazione sammarinese e accusando il governo di aver parlato di monitoraggio fiscale. Piccata replica del segretario all’industria che ha portato in aula tutti gli accordi firmati negli anni 90 dall’ allora segretario agli esteri, Gabriele Gatti. Contratti nei quali si prendevano tutta una serie di impegni in materia di monitoraggio, contratti capestro, con vincoli, rinunce e perdita di sovranità per il nostro paese. "Accordi sui quali l’allora segretario agli esteri – ha sostenuto Masi – non aveva informato il Consiglio Grande e Generale". Queste parole hanno portato il capogruppo dc a reagire duramente, definendo il segretario all’industria un falso e un quaraqquaqua.
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