Consiglio: approvato con emendamenti il Codice Deontologico degli operatori dell'informazione
L'articolo 29 prevede, per evitare ingerenze, che eventuali integrazioni e adeguamenti su diritti e doveri degli operatori dell'informazione possano essere adottati senza dover passare dal Consiglio. “Tutto ciò che arriva in ratifica può essere emendato – afferma Roberto Ciavatta. Il Segretario con delega all'Informazione avverte che si vanno a modificare norme che devono essere applicate da altri soggetti. Arrivano però gli emendamenti di Rete, alcuni dei quali accolti, come quello sulla pubblicazione dei sondaggi, che dovranno specificare chi li ha realizzati e il numero delle persone interpellate. Passa anche l'emendamento parzialmente modificativo dell'articolo 5, che vieta discriminazioni ma ammette il riferimento a caratteristiche della sfera privata quando sia di rilevante interesse pubblico. “Non si ammettono deroghe alle discriminazioni”, afferma Zeppa. Non passa invece la proposta di Rete di denunciare al tribunale unico l'operatore che riceva denaro o qualsiasi altro bene che leda la sua dignità professionale. Podeschi si oppone con forza: “se immediatamente scatta la denuncia – spiega – tanto vale dire che la Consulta non serve e dare tutto in mano al tribunale. Come andremo poi a spiegare all'Europa che la stampa è libera e autonoma? E avverte: “così vogliamo mettere una cappa all'informazione”. Nell'articolo sull'istruttoria viene invece approvata la richiesta, sempre di Rete, che il segnalante possa essere audito dall'Autorità. Altri emendamenti di Rete vengono criticati da Adesso.sm e dal Segretario, che tira in ballo la Corea del nord. Ricorda inoltre che, sebbene nessuno lo dica, ci sono casi di intimidazioni rivolte ai giornalisti. Enrico Carattoni rileva un certo accanimento contro la categoria. Invita quindi alla moderazione anche alla luce degli ammonimenti di organismi europei e associazioni dei giornalisti. Pasquale Valentini, in merito all'autorità, rimarca che debba essere fuori dalla politica. “Ha ragione – gli risponde Podeschi – ma la legge l'ha fatta il suo Governo”. L'emendamento non passa per 9 voti.
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