Con 25 voti a favore, 15 contrari e 3 astenuti, il Consiglio Grande e Generale vara il decreto che disciplina le norme sulla fornitura per la Pa e per gli Enti dello Stato, ma che esclude dal suo ambito di applicazione il settore delle concessioni di servizi pubblici. Questo dovrà essere disciplinato all'interno del percorso di revisione dell'intera materia di appalti e contratti pubblici, in linea con le indicazioni fornite dagli organismi europei. Due le direttrici principali: l'introduzione della massima trasparenza e pubblicità dei procedimenti di appalto con la pubblicazione on line sul portale dei servizi della Pa di tutti gli atti e provvedimenti di gara; la centralizzazione in un'unica struttura della gestione degli appalti di fornitura dell'intero settore pubblico allargato. Le gare d'appalto sono riservate alle imprese iscritte nel registro fornitori e alla camera di commercio spetta il compito di verificare i requisiti tecnici e morali delle aziende che si iscrivono. Si è scelto il criterio di promuovere l'offerta economicamente più conveniente rispetto a quella tradizionale del prezzo più basso, per privilegiare la tutela della salute e dell'ambiente e la promozione dello sviluppo sostenibile. Un provvedimento importante – dicono maggioranza e opposizioni – perchè colma una lacuna in un settore molto delicato. Le contestazioni della minoranza sono nate soprattutto dalla scelta di utilizzare la formula del decreto e non quella del disegno di legge. Il confronto è stato serrato e allo stesso tempo pacato. Diversi gli emendamenti accolti dal governo così come quelli ritirati dall'opposizione dopo le spiegazioni fornite dall'Esecutivo.
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