CONSIGLIO GRANDE E GENERALE

Covid in Aula, Consiglieri sottoposti a tampone. Rabbia dell'opposizione

Nuovi accertamenti sanitari lunedì prima dell'ingresso in Aula. I commenti delle forze politiche

Rabbia e sconcerto nell'opposizione dopo l'interruzione della maratona sulla Finanziaria per la positività di Elena Tonnini e accertamenti sul Segretario Marco Gatti. Ieri sera, in un Ufficio di Presidenza urgente, si è deciso di fermare tutto e sottoporre subito a tampone i consiglieri. Dovranno rifarlo lunedì mattina, prima di tornare in Aula.

Una situazione “surreale” per il Segretario di Libera, che rileva come “le difficoltà nella gestione della pandemia si riflettano anche sui lavori istituzionali”. Matteo Ciacci stigmatizza la scelta di tirare dritto per 24 ore, in un ambiente chiuso dove risulta complicato mantenere le distanze.

Per Gaetano Troina è però difficile trovare una soluzione ottimale in una situazione di emergenza. “Abbiamo ritenuto avesse più senso una seduta fiume – spiega - per evitare disagi nel prosieguo”. Concorda Alice Mina del Pdcs: accelerare i lavori significava accorciare il più possibile la permanenza in Aula.

“E' una vergogna” – tuona Nicola Renzi, che ricorda l'appello accorato di RF affinché si riprendesse il giorno successivo, oltre alle richieste reiterate di tamponi preventivi e una sede diversa da Palazzo. Parla di “gravissime responsabilità. Addirittura – aggiunge - abbiamo scoperto di aver passato vario tempo in Aula con persone evidentemente sintomatiche. È molto difficile che in un paese in cui non si garantisce il minimo di sicurezza per i consiglieri lo si possa fare per la popolazione”.

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“Speculazioni politiche”, manda a dire il capogruppo di NPR Gian Nicola Berti. “I tamponi si fanno quando c'è una situazione di pericolo. Quando sono emerse positività sono scattati gli accertamenti”. Quanto alla sede, “fissarne un'altra ha costi enormi, la situazione non cambia di molto” e quelle alternative “erano tutte impegnate per eventi prenatalizi”. Rossano Fabbri si dice invece certo che “se l'Ufficio di Presidenza non avesse rifiutato di sottoporre a tamponi i consiglieri prima di iniziare i lavori, non ci saremmo trovati in questa situazione, che certifica la totale inefficacia del green pass come strumento di prevenzione sanitaria”, e che “da solo – gli fa eco Denise Bronzetti - non ci mette al riparo da contagi”. Invita a ripensare certe misure restrittive: “Siamo noi come Governo e maggioranza a proporle, ma se poi non funzionano neppure all'interno delle istituzioni, due domande occorre farsele”.

Anche Alice Mina, alla luce di così alti contagi, si dice d'accordo su tamponi prima di entrare in Consiglio, per permettere ai lavori parlamentari di svolgersi in un clima di maggiore sicurezza. Per Paolo Rondelli ogni dichiarazione sul tema è però fuori luogo: “Vanno ascoltate le autorità sanitarie seguendone i protocolli”. E tira le orecchie ad alcuni consiglieri di opposizione: “Sarebbe il caso che usassero correttamente la mascherina, coprendosi naso e bocca”.

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