E’ rottura fra le tre forze della coalizione. Le assemblee di Alleanza Popolare e Sinistra Unita hanno rigettato la proposta del PSD, incaricato di esplorare le condizioni per la risoluzione della crisi e la formazione di un nuovo governo. Sulla proposta presentata nessuna conferma ufficiale ma le indiscrezioni parlano di un allargamento ai Democratici di Centro e di un possibile ingresso in maggioranza degli Europopolari a ottobre prossimo, contando sull’appoggio del consigliere Paolo Bollini, appena rientrato nelle fila del PSD e, probabilmente, dell’esponente dei Sammarinesi per la Libertà, Monica Bollini che però ha condizionato il suo sostegno alla coalizione con la previsione dei tre punti per il suo partito fondamentali: rapporto con l’Europa, Economia e Giustizia. Al termine delle consultazioni sia Alleanza Popolare che Sinistra Unita non avevano nascosto le loro perplessità e manifestato il dubbio che la proposta potesse ottenere l’approvazione dei rispettivi organismi interni, e così non è stato. Una decisione sofferta, passata con un solo voto di scarto, a dimostrazione della diversa visione che ha segnato le due assemblee, che si sono divise a metà e alla fine raggiunto un esito praticamente fotocopia. A questo punto la porta delle elezioni anticipate sembra spalancarsi inesorabilmente a meno che un’ultima ratio non consenta di trovare l’accordo necessario. Tutto appare complicato, anche il clima dei confronti si è logorato e la possibilità di ritrovarsi su punti di convergenza si allontana di ora in ora, anche se uno spiraglio lo si è letto negli ulteriori colloqui della mattinata, dove AP e Sinistra Unita hanno spiegato agli ex alleati le ragioni del voto arrivato in nottata e chiesto un confronto programmatico con le forze che dovranno entrare nella futura coalizione, discutere cioè sui contenuti e non più solamente sui numeri per garantire la tenuta della maggioranza. Il paese ha di fronte nodi importanti e per decidere di affrontarli insieme si devono conoscere prima le rispettive posizioni e poi decidere il da farsi. Difficile capire che cosa succederà ora. In pratica tutto dipenderà dalle decisioni del PSD, dalla sua volontà di ritoccare quella proposta avanzata o di sottoporre agli ex alleati una nuova e non giocano a favore i tempi tecnici, considerato che mercoledì 7 novembre a mezzogiorno la delegazione dei Socialisti e dei Democratici dovrà salire a Palazzo Pubblico per dare alla Reggenza una risposta nei termini fissati: con tutta probabilità finirà per chiedere una proroga del mandato esplorativo, per condurre altri confronti alla ricerca della soluzione.
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