Centri di studio, fondazioni e organismi internazionali hanno stimato che per ogni euro speso in cultura dallo Stato, sono ben 21 quelli che ritornano in termini di entrate per l’Amministrazione e l’economia stessa. Certo, è necessario riconsiderare trasversalmente la cultura come ingrediente essenziale del cocktail della competitività. Oggi più che mai serve cooperazione, contaminazione. La cultura non è solo il singolo museo o teatro, ma innovazione e sviluppo. La Repubblica di San Marino, anche in questo settore, vive la necessità di un cambio di strategia a medio e lungo termine. Frammentazioni e divisioni non giovano a nulla e a nessuno. Ecco perché serve una voce di budget unica, un pool ideativo-operativo in capo alle segreterie turismo e cultura, composto da creativi e marketer coadiuvati dai referenti istituzionali. In pratica un pool “interministeriale” che lavori concretamente alla realizzazione di progetti turistico-culturali di respiro internazionale, fortemente identificativi con la forza di movimentare il mercato turistico sammarinese per un innalzamento del target, per sviluppare il turismo di sosta. Un’offerta culturale capace di distinguersi nel panorama culturale europeo, rappresenta la chiave di volta per il nostro turismo e per la complessiva crescita culturale del Paese. Solo così saremo in grado di agganciare i grandi brand investitori sulla cultura, di movimentare turismo di qualità, di mettere i nostri operatori nelle condizioni di investire nelle proprie attività. Un percorso quello delineato che dovrebbe coinvolgere altresì la nostra televisione di Stato, rendendola coprotagonista del rilancio dell’immagine turistica-culturale di San Marino e veicolo di divulgazione privilegiata. Purtroppo nei periodi storici economicamente critici uno degli errori che gli Stati commettono con più facilità è quello di non distinguere fra spese e investimenti. Spesso la logica dell’emergenza diventa la “padrona” del governo decisionale. La parola “tagli” diventa così la madre di tutte le operazioni possibili. Così, al primo posto nella lista dei costi da falcidiare, finisce sistematicamente la voce “cultura”. Ebbene se questo accade in molti Paesi europei e non, la Repubblica di San Marino non può assecondare questa strategia antiquata e fallimentare. Non solo per il valore intrinseco che ogni “azione” culturale porta con sé, ma proprio per una questione economica. Per invertire la rotta serve un approccio professionale, un cambio di metodo e visione prospettica. Il nostro Patrimonio culturale, umano ed artistico è una risorsa che dobbiamo saper valorizzare. E’ un dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni future, per il nostro presente, in omaggio alla nostra storia millenaria.
Comunicato stampa
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