Dibattito sentito e partecipato nei Pdl d'iniziativa popolare su terreni pubblici e oblio oncologico
Si chiede che sia il parlamento, con maggioranza qualificata, a gestire alienazioni e concessioni dei terreni non agricoli; diritto all'oblio oncologico una "battaglia di civiltà" per cui viene richiesta procedura d'urgenza
Si dibatte su uno dei beni più preziosi del Paese: il territorio. Arriva infatti in aula il Progetto di Legge di iniziativa popolare che disciplina alienabilità e concessioni dei terreni di proprietà pubblica. La volontà è quella di tutelare beni comuni, evitando di inficiarne la libera fruizione da parte della popolazione. Si chiede quindi che sia il parlamento, con maggioranza qualificata, a gestire alienazioni e concessioni dei terreni non agricoli, siti in zona urbanistica, evitando così trattative personali o private.
Il segretario Matteo Ciacci coglie lo stimolo all'equilibrio nella tutela del territorio pur tenendo conto dell'esigenza del governo di compiere scelte strategiche proprie del potere esecutivo. “Non mi scandalizza – dice – né la concessione con l'impegno a riqualificare l'area concessa, né che si preveda il vaglio del Consiglio per particolari casistiche, legate ad aeree, investimenti e numero di anni di concessione del bene". Raccoglie quindi l'invito, con valutazioni sulla base di una ricognizione generale delle norme. Il Psd è pronto a sostenere il disegno di legge, “mi sta particolarmente a cuore”, confida Tomaso Rossini, ricordando che è stato una delle ultime cose scritte da sua madre Fausta Morganti. “Abbiamo l'obbligo morale di tutelare il nostro patrimonio di soli 60 km quadrati – dice – e, in tempi di cambiamento climatico, di proteggere il nostro ambiente”.
Anche RF lo appoggia: “ il Pdl va a colmare un vuoto nella nostra legislazione, che disciplina alienazioni ma non concessioni” – commenta Matteo Casali, che suggerisce, sulle concessioni, una valutazione sulle fattispecie, per decidere in base a metrature, tempi e qualità dei luoghi, quali concessioni demandare a semplice delibera del congresso e quali debbano passare in consiglio. Fabio Righi coglie l'occasione per invitare il Governo ad un ragionamento a priori sul territorio: “Se si vuol dare concretezza alla normativa – afferma - bisogna avere le idee chiare a monte. Serve un piano regolatore”.
Maria Luisa Berti condivide la ratio del progetto “ma sono opportuni – dice - aggiustamenti”. Si allinea poi al Segretario sull'esigenza di un censimento sui terreni non agricoli che possano essere interessati dal contratto di concessione. Ma anche una ricognizione su corrispettivi e durata “perché in passato beni sono stati dati o a titolo gratuito o sotto il valore di mercato, e non è più possibile farlo”. A sua volta Giovanni Zonzini invita ad una riflessione democratica sui beni “che non sono del Governo, da distribuire per ottenere consenso, ma patrimonio dell'intera collettività”.
Emerge la volontà bipartisan di difendere un territorio “in passato sfruttato” ma allo stesso tempo senza trovarsi con il paradosso di 39 voti per qualche metro di terreno. Giulia Muratori si affianca quindi a quanti suggeriscono di mantenere per certe aree la concessione per delibera del Congresso e di affidare al Consiglio la decisione su quelle strategiche . “Concessioni e alienazioni dovrebbero sempre riguardare l'interesse pubblico. In passato qualcosa è sfuggito”, afferma Oscar Mina, che ritiene che i concetti espressi nella legge debbano rientrare in un quadro legislativo molto più ampio, vale a dire il piano regolatore.
Appassionato l'intervento di Sara Rossini, tra i firmatari della legge. “L'amore del territorio si raggiunge solo con la sua conoscenza e cura. L'utilità pubblica deve venire prima di tutto”. Quanto al nuovo prg: occorre partire da presupposti diversi, dalla tutela di ciò che ci è rimasto e che lasciamo. Non è possibile che ancora una volta il prg parta da esigenze private per arrivare al pubblico”.
Viene quindi affrontata dall'aula una tematica delicata, che tocca da vicino quanti hanno dovuto affrontare la battaglia contro il cancro: il diritto all'oblio oncologico. Si chiede che chi sia stato dichiarato guarito non sia tenuto a dichiarare la pregressa patologia. Illustra il progetto di legge Maria Selva, che a nome dell'Associazione Oncologica Sammarinese, solleva il velo sulle discriminazioni subite da chi, dopo il calvario della malattia, si vede negare diritti e servizi, “nel percorso lavorativo, quando si chiedono mutui o prestiti, si stipulano polizze assicurative o - peggio ancora – nel percorso di adozione di un minore”. “L'esclusione da alcuni servizi sociali è un tema inesplorato” afferma il Segretario alla Sanità Mariella Mularoni, che parla di “stigma” che accompagna il malato di cancro per tutta la vita. L'Aula appoggia - compatta e commossa - il progetto. Per Milena Gasperoni e Sara Conti è “una battaglia di civiltà e rispetto”. Affermazione condivisa anche da altri consiglieri, che si soffermano sul valore del pdl, riflettendo sulla necessità di mettere al primo posto i bisogni della persona, a prescindere dal suo vissuto. A nome di Rete Giovanni Zonzini propone la procedura d'urgenza, "per approvarlo prima di cena". “E' un atto dovuto”, rimarca Matteo Zeppa. Si allineano sia Libera che DML.
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