Il dibattito sui magistrati infiamma la politica italiana

Nello stesso momento in cui Giorgio Napolitano al Quirinale ricorda i giudici uccisi da mafia e terrorismo ed invita a onorare la magistratura prima di qualsiasi riforma della Giustizia, da un’Aula del Tribunale di Milano Silvio Berlusconi attacca ancora una volta i Pubblici ministeri. Il presidente del Consiglio chiede una commissione di inchiesta contro "il cancro" della giustizia per lui rappresentato dai pubblici ministeri politicizzati come quelli di Milano che seguono il processo Mills in cui è imputato. Il confronto sulla giustizia infiamma il dibattuto dell’ultima settimana di campagna elettorale prima delle amministrative. Il centrodestra punta il tutto per tutto su Napoli, dove l’esercito ha iniziato a rimuovere i cumuli di immondizia. Ma è su Milano che sono puntati gli occhi, soprattutto della Lega: Bossi teme che la Moratti finisca al ballottaggio, con inevitabili ripercussioni per il governo. Il capo dello Stato chiede di “parlare responsabilmente della magistratura e alla magistratura, nella consapevolezza dell'onore che ad essa deve esser reso come premessa di ogni appello alla collaborazione per le riforme necessarie”. Ma il premier bolla come “barzellette” i processi a suo carico, a partire da quello sul caso Ruby. Affonda contro i Pm di Milano, che secondo lui “cercano di usare il diritto come arma contro quello che ritengono un avversario politico". E parlando addirittura di “eversione”. Dall’opposizione solo il leader del Pd Bersani non vuole rispondere a quelle che bolla come “follie verbali” del premier. Il presidente della Camera Fini sostiene dice che Berlusconi “è ormai superato e il popolo non gli crede più”. E mentre Di Pietro chiede a Napolitano di fermare Berlusconi o “sarà rivolta sociale”, per il segretario dell’Associazione magistrati Palamara quelle del premier sono “affermazioni gravi ed inaccettabili”.

Francesco Bongarrà

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