Dim pronta al referendum su FMI, fondi pensione, credito d'imposta e privatizzazione Azienda Servizi
Nel mirino il possibile ricorso al Fondo Monetario. "Non è un ente caritatevole. Non presta, fa investimenti”, spiega Roberto Ciavatta. “Se gli chiediamo 250 milioni dobbiamo restituirgliene 25 all'anno con gli interessi”. Ricorda la missione di febbraio: "E' stato chiarissimo, il buco di Cassa andava ricoperto subito e tutto il paese doveva essere d'accordo. Se il Governo ha intavolato un rapporto lo ha fatto sulla base di menzogne. Siamo talmente in disaccordo che attiveremo percorsi referendari”. “Non si negozia con il Fondo - ribadisce Marianna Bucci - “conosciamo le conseguenze delle sue ricette, la storia insegna”. Ma c'è un'alternativa: “trattare con Roma”. “L'Italia – dice Dim - è il nostro partner, ha tutto l'interesse che San Marino non diventi una polveriera pronta ad esplodere”. “O non interessa – ipotizza Zeppa - o servono approdi in altri lidi”. “E' stato invertito l'ordine democratico” – tuona Alessandro Rossi - “Il governo anziché governare con leggi lo fa con decreti, ci toglie gli strumenti per dialogare. E' una dittatura finanziaria per mettere il paese nelle mani degli strozzini internazionali senza chiedere nulla a chi ha provocato danni”. C'è poi la questione dei crediti d'imposta: “basta aiuti statali a banche private – dice Santi - che i soci mettano mano al portafoglio”. E sui rischi di una privatizzazione dei servizi di AASS, “non retrocederemo di un millimetro” - promette Ciavatta, che si augura la mobilitazione delle forze sociali.
Sentiamo Emanuele Santi, Mdsi
MF