Dissidenti PDCS incontrano la cittadinanza
Una sala gremita, composta da esponenti di spicco di alcune forze politiche, simpatizzanti democristiani, comuni cittadini. Tutti incuriositi dalle ragioni dello strappo e dalle prospettive. Strumentali e subdole sono definite le voci di un loro avvicinamento all’attuale maggioranza: "Siamo e restiamo all’opposizione, dichiarano 5 esponenti di spicco, così come siamo e resteremo democristiani, perchè - spiegano - questo significa riconoscersi in valori precisi e indissolubili, che non sono legati ad un simbolo o ad un partito”.
Non sanno ancora se parteciperanno al congresso "e la decisione di lasciare o meno il partito – spiegano – non dipende da noi, ma da coloro ai quali abbiamo fatto le nostre contestazioni e le richieste di rinnovamento. L’offerta di entrare nell’ufficio di segreteria – ribadiscono – è una farsa, considerato che in quell’organismo avrebbero trovato spazio le stesse persone di sempre".
Ma ad infervorarli è soprattutto la vicenda Scaramella, le frequentazioni, addirittura – dichiarano – dopo che la Gendarmeria e le informazioni ricevute lo indicavano come persona pericolosa: "Perché – si chiedono – questa assiduità, che cosa nascondeva? Perché non ci sono stati esposti i fatti all’interno del partito, quando lo abbiamo chiesto esplicitamente, ma abbiamo dovuto aspettare che avvenisse in aula parlamentare. Chi lo ha portato a San Marino – affermano – è fin troppo chiaro ed evidente, ma nessun chiarimento si è voluto far negli organismi interni della DC. E questa – dicono – aggiunta al malessere già denunciato, è stata la ragione che ci ha fatto decidere per l’autosospensione. Dal nostro partito – concludono – ci aspettiamo una svolta epocale, un segnale inequivocabile di rinnovamento e di rigenerazione che consenta di uscire da quell’isolamento nel quale la dirigenza ha portato la DC, a distanza siderale da tutte le altre forze politiche del paese".