Documento PDCS: "Nessuna spaccatura, ma volontà di rinnovamento"
"Nessuna volontà di spaccatura". I firmatari del documento portato in consiglio centrale tengono a precisare i loro obiettivi, che poi sono gli stessi elencati nel parlamentino Dc: gestione collegiale del partito con l’istituzione di un ufficio di segreteria, da qui al congresso generale, da tenersi entro gennaio 2007; la riorganizzazione del partito, attraverso un maggior coinvolgimento degli iscritti; e, soprattutto, rilanciare l’azione politica del partito di maggioranza relativa, che vive in questo momento un isolamento politico, all’interno della stessa opposizione. “Ci preoccupa – dice Giovanni Lonfernini – un partito che dopo le elezioni è stato incapace di dare una lettura del quadro politico, anche alla luce del nuovo ruolo all’opposizione, dove non è stata fatta autocritica, né una seria riflessione, che denota una mancanza di visione di fondo e progettuale”. “Siamo scontenti - ammette Cesare Gasperoni – di un modo di fare politica che invece di affrontare i problemi e confrontarsi sui progetti, usa il metodo scandalistico. Non condividiamo la gestione del partito – prosegue – ma non siamo una corrente interna. Esprimiamo solo diverse sensibilità". E la volontà di uscire dall’ isolamento viene confermata anche da Sante Canducci. “Vogliamo recuperare il dialogo con quelle aree che ci hanno portato, in passato, a condividere certe scelte”. Cita poi l’area liberale, il cattolicesimo democratico, il riformismo. Che i firmatari vogliano un partito promotore, cioè protagonista e non spettatore, viene ribadito un pò da tutti. “La Dc sembra brancolare nel buio, - ammette Rosa Zafferani - non è promotrice di iniziative e va a rimorchio, cosa che non è mai successa nella sua storia. Vogliamo darle uno scossone, ma è una battaglia che intendiamo condurre dall’interno. Ci è dispiaciuto che in conferenza stampa abbiano sminuito il documento”. Chiedono poi un partito in grado soprattutto di coinvolgere la base. “Abbiamo l’organizzazione più stratificata – dice Marco Podeschi - ma la dirigenza, nonostante le affermazioni alla stampa, non ha alcun rapporto con gli iscritti”. Si finisce poi per parlare di rinnovamento e fanno notare che nel 1990 ai vertici c’erano le stesse persone: così come nel ’92, epoca delle prime spaccature con l’uscita di Alleanza Popolare. E proprio con gli ex ora al governo intendono costruire un ponte, dice Orazio Mazza: “Abbiamo a cuore le sorti della Dc e una volta risolti i problemi interni potremo candidarci alla guida del paese”. Conclude Pier Marino Mularoni, che sgombra il campo da possibili collegamenti tra il documento portato in consiglio centrale e l’istituzione della commissione di inchiesta: “Legare i due passaggi è forzato e forzoso”. Così come i firmatari sgomberano il campo da possibili azioni personalistiche: non "c’è alcuna questione personale – precisa Lonfernini – solo temi politici”. Sono fiduciosi che il partito darà spazio alle loro istanze e di poter portare al più presto, in un congresso straordinario, un Pdcs più unito con un ruolo di primo piano nel panorama politico.
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