Fare politica in tempo di crisi economica non è un mestiere raccomandabile. Le risorse diminuiscono mentre le esigenze della popolazione crescono, di fronte a ciò un politico deve trovare le risposte e le misure da mettere in campo per cercare di soddisfare quanti più bisogni possibili con la già matematica certezza che qualcuno o qualcosa verrà per forza di cose lasciato indietro e non tutti potranno essere accontentati. Premesso ciò il primo impatto che desta l’attuale classe politica sammarinese è quello di chi fosse assolutamente impreparato ad affrontare non tanto una crisi economica quanto una guerra politica da parte dell’Italia. Se si volesse tracciare un bilancio di quanto fatto dal Governo sammarinese infatti si noterebbero solo le "uscite", cioè le accondiscendenze fatte alla controparte senza praticamente ricevere in cambio nulla di sostanzialmente utile a rilanciare, almeno da un punto di vista economico, il Paese. Nell’analisi politica sammarinese tuttavia una cosa pare incomprensibile: come possa una Nazione demograficamente grande come un Comune essere così divisa, specie in un momento come questo, di difficoltà economica. L’arroccamento su ideologie partitocratiche in un’epoca di cambiamenti radicali può rappresentare un grosso freno alla ripresa, il vantaggio che San Marino invece potrebbe mettere in campo rispetto ad altri Paesi è la rapidità di pensiero e di esecuzione di piani strategici proprio per la sua consistenza territoriale, legislativa e burocratica molto più snella di altre realtà. Invece questo non accade, la classe politica sammarinese si è probabilmente "italianizzata" oltre misura assorbendone i tantissimi difetti, primo tra tutti l’immobilismo istituzionale. In un Paese di 30.000 abitanti invece la politica dovrebbe essere molto più dinamica, sul Titano infatti non ci sono amministrazioni provinciali, regionali o statali con le quali interagire, non ci sono labirintiche gerarchie istituzionali da rispettare e questo rappresenta una ricchezza per chi volesse fare "modernamente" politica, dialogando direttamente con il proprio popolo ascoltandone i bisogni ma anche i suggerimenti.
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