Elezioni comunali, grandi città tutte al ballottaggio, ma il primo partito è quello dei non votanti
Chi dice che il Movimento 5 Stelle è diventato il primo partito a Roma, col 35%, ha ragione solo in parte.
Perché il partito di maggioranza relativa è quello di chi non ha votato, pari al 43,85%. Un milione di romani, in pratica, è rimasto a casa o ha fatto il ponte, sui 2 milioni e 363mila aventi diritto. Il 2% ha annullato la scheda, lo 0,85% l'ha lasciata in bianco. A Milano i non votanti sono il 45,35%.
Quindi la percentuale con cui Virginia Raggi nella capitale si è imposta sugli aventi diritto è pari al 19,08%. La percentuale di Giuseppe Sala, avanti per il centrosinistra a Milano, sugli aventi diritto, è del 22,27%. Vedremo cosa accadrà al ballottaggio, tra 15 giorni, cui sono destinate tutte le grandi città.
Un altro dato è l'exploit delle liste civiche, ben 4mila per poco più di 1300 comuni al voto. Di per sé, già un segnale di sfiducia verso i cosiddetti partiti tradizionali. A guadagnarne, il Movimento 5 Stelle su tutti: a Roma il risultato più eclatante, ma comunque prevedibile, a Milano passa dal 3 al 10%, a Bologna dal 9 al 16%, e a Napoli dall'1,75 al 9%. Napoli premia De Magistris, il sindaco uscente, sostenuto dalle liste civiche: al ballottaggio se la vedrà col candidato del centrodestra, mentre la candidata del Pd è andata molto male. A Torino è ballottaggio Pd-5Stelle, a Milano Pd contro centrodestra, così come a Bologna. In crisi Forza Italia, tiene solo dove alleata con la Lega, tanto che il candidato di Berlusconi a Roma, Alfio Marchini, due anni fa fece quasi meglio presentandosi da solo. Exploit leghista a Bologna: è al 10% e andrà al ballottaggio.
Francesca Biliotti