Preoccupazioni per il tempo perso, per una legge elettorale che fa acqua, e soprattutto il timore che chiunque sia il vincitore, non abbia i numeri per governare. E' il sentimento comune che agita il cuore del sindacato. Giuliano Tamagni è pessimista e rilancia la proposta di un governo di salute pubblica. “E' solo questione di volontà”, dice. Teme infatti che il vincitore del ballottaggio non avrà la forza di governare i grandi cambiamenti. Vede un futuro grigio e nuove elezioni tra un paio d'anni. A meno che la politica non metta da parte lo scontro e decida di unire le forze per affrontare grandi problemi come l'occupazione. Ogni giorno – fa notare – abbiamo a che fare con chiusure e mobilità. La sua critica non ha bandiere: “sullo sviluppo – accusa - ho sentito tanti slogan e poche proposte concrete. Soffia forte il vento del cambiamento, può piacere o no ma bisogna tenerne conto”. La Cdls ha eletto il suo nuovo Segretario Generale, Marco Tura si congeda con gli stessi timori di Tamagnini: “chi governerà – dice - non avrà la maggioranza assoluta del corpo elettorale”. Fa notare che un paese non ancora uscito dalla crisi ha bisogno di un governo forte, in grado di decisioni importanti su temi caldi come lavoro e pensioni. Tura ha un sogno, forse un'utopia: che la coalizione vincente recuperi chi nell'opposizione ha ricevuto maggiori consensi. “Dare stabilità al governo richiede – dice – un lavoro corale”. Insomma, serve un consenso più ampio. E qui entra in gioco anche il senso di responsabilità di coloro che hanno ottenuto più fiducia popolare, per dare agli elettori una speranza. Per Tura non sarebbe giusto distruggere dall'opposizione ciò che altri provano a costruire. Francesco Biordi dell'Usl chiede al futuro esecutivo soprattutto coraggio e coerenza. “Mi aspetto – dice – che sappia mettere in campo riforme e sia in grado di garantire la trasparenza necessaria alla valorizzazione del paese a livello internazionale”. Chiede anche competenza e professionalità. “La meritocrazia – afferma - farà la differenza nei confronti degli interlocutori che si avvicineranno alla Repubblica”. “Spero – conclude – che l'approccio a problemi nuovi non avvenga con metodiche vecchie”.
Monica Fabbri
Monica Fabbri
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