Entra nel vivo il congresso della Dc, con la candidatura di Marco Gatti alla segreteria mentre per l’incarico di presidente si fa il nome di Loris Francini. Gli interventi dei big democristiani, quelli che sembrano intenzionati a mettere pepe su questo congresso sono previsti domani. Ma il clima si è già scaldato con gli appelli all’orgoglio democristiano. “La Dc - ha detto Marco Gatti - non deve piangersi addosso di fronte alle difficoltà. Ha l’obbligo di trovare delle soluzioni. Il rapporto con l’Italia è difficile ma la Dc, con i suoi uomini, può rilanciarlo”. Poi i rapporti politici. Marco Gatti parla di esordio felice e propositivo del Patto, fino a quando gli interessi particolari hanno diviso la maggioranza: dai distinguo degli Eps, ad Alleanza Popolare che ha cambiato atteggiamento facendo nascere sospetti che in altri momenti avrebbero causato la caduta immediata del governo, non ci fosse stata una crisi economica così forte. Per Gatti si deve verificare con l’opposizione la possibilità di tracciare un percorso per risolvere i problemi. “Solo una Dc forte e unita - ha concluso - potrà garantire stabilità politica, governabilità, coraggio nelle scelte”. Dagli interventi emerge la condivisione della linea tracciata da Valentini pur con diversi distinguo. Tutti difendono il Patto che però non deve chiudersi al suo interno e chiedono maggiore chiarezza, in primis agli Europopolari poi ad Alleanza Popolare. In tanti però chiedono più coraggio alla Democrazia Cristiana, troppo debole ultimamente. "E - aggiunge Francesco Mussoni - non dobbiamo avere paura di dire che da un anno il Patto è immobile". “Ci vogliono due anni - chiede - per fare la riforma della Pubblica Amministrazione? Serve - aggiunge - una verifica politica nella maggioranza”. La richiesta che arriva dal Congresso è anche quella di una apertura più netta verso il Psrs perché per andare avanti servono i voti. “Gli alleati del Patto - ha polemizzato Ernesto Benedettini - sono stati prolifici di consigli su chi doveva essere il nostro segretario. Rivendichiamo una scelta che spetta solo a noi”. “Piuttosto - ha detto - avrei preferito fossero così solerti nel tirar fuori qualche progetto per uscire dalla crisi. Benedettini rinnova la sua fiducia al Patto se si mette da parte una linea politica finalizzata a creare strategie piuttosto che a risolvere i problemi”. Per il governo e per il Patto è tempo di innestare una marcia più alta. Benedettini chiede coraggio, ad esempio percorrendo la strada del condono. “Per una volta - dice - facciamo pagare i furbi e gli speculatori”. Nel video l'intervista ad Ernesto Benedettini
Sonia Tura
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