Europa: dibattito concluso. Si lavora a un odg condiviso

Un dibattito, quello sull'Europa, che non ha visto nette contrapposizioni. “Non vorrei, commenta il Segretario agli esteri, che questo fosse percepito come una diminuzione del valore di questo confronto. E' invece uno degli esempi in cui ci possiamo riappropriare di fronte al Paese di un ruolo di guida”. Così Valentini conclude il confronto sull'avvio del negoziato per l'accordo di associazione con l'Unione Europea. Siamo davanti a una di quelle circostanze in cui a tema c'è il Paese in tutta la sua interezza e la sua prospettiva. Il tema della maggiore integrazione è oggi, nell'evoluzione del quadro internazionale, una necessità per dare prospettiva al Paese, sottolinea il Segretario agli esteri. Il tema di chiudersi o aprirsi al contesto europeo non esiste. Per la salvaguardia della nostra sovranità politica ed economica, rimarca, bisogna creare le condizioni per una maggiore partecipazione. Abbiamo discusso come se al tavolo del negoziato ci fossimo già ma così non è. Alla fine di un esame durato 3 anni l'Unione ha detto che ci sono le condizioni per il negoziato. Nella relazione, precisa, non ho descritto le 4 libertà perchè sono la base del confronto. E le fasi del negoziato avranno bisogno di forte valenza tecnica e di forte peso politico per tutte le relazioni che metteremo in piedi. Con Monaco e Andorra, sottolinea, ci sono differenziazioni ma c'è anche grande comunità di intenti. E' stata l'azione comune portata avanti ad avere convito la comunità europea a questo passo, conclude. Altrimenti, i tempi sarebbero stati molto più lunghi.
Il dibattito non ha visto contrapposizioni sulla necessità della trattativa per l'accordo di associazione con l'Europa. I distinguo, ancora una volta, si sono registrati sul passato, sul percorso che ha portato la Repubblica fin qui. Rispetto il sogno di chi da decenni sostiene che potevamo entrare in Europa, afferma il capogruppo della Dc, ma bisogna governare la realtà e le possibilità. Anche oggi non ci sono le condizioni perché San Marino entri nell'Unione Europea. E a dirlo è proprio Bruxelles. Non dico no all'Europa, conclude, ma lo valuteremo quando ci sarà una concreta possibilità. C'è differenza, replica Franco Santi di Civico 10 tra fare le scelte politiche per dare al Paese la possibilità di stare a galla o fare scelte convinte con una prospettiva di integrazione con il resto del mondo. E da questo punto di vista, sottolinea, la Dc non ha mai brillato per lungimiranza. Non possiamo entrare nell'Unione, commenta Matteo Zeppa di Rete, senza aver adeguato il nostro sistema paese alla comunità internazionale. Servono cambiamenti che richiedono tempo. La struttura bancaria è a posto? La piazza finanziaria è pronta a confrontarsi con istituti bancari europei? I sammarinesi, sottolinea, devono essere coscienti di questa corsa all'aprirsi e cambiare mentalità. Claudio Felici rimarca il livello di priorità di questo tema. Il Psd, ricorda, ha investito molto nella marcia di avvicinamento all'Europa, nella convinzione che solo una forte azione a livello istituzionale potesse far aprire quel dossier tra Unione e piccoli Stati che non era mai stato aperto prima. Gli europeisti dell'ultima ora, commenta, stanno facendo estrapolazioni fantasiose. La ragione vera è che due partiti come il Psd e la Dc, che avevano posizioni politiche distanti e distinte nel processo di integrazione all'Ue, sono riuscite a raggiungere una sintesi positiva. La sovranità si valorizza se si è capaci di offrire al Paese le opportunità più ampie. O ci chiudiamo sognando i privilegi di una volta che non esistono più o ci apriamo alle opportunità puntando sulle peculiarità della nostra Repubblica. Il capogruppo socialista Paride Andreoli insiste sulla validità del dialogo a tre e invita a non isolarsi da Monaco e Andorra, pur non avendo le stesse peculiarità.
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Nel video l'intervista al Segretario agli Esteri, Pasquale Valentini

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