E' vero, dopo l'insediamento della commissione e la definizione degli incarichi, c'è stata effettivamente una situazione di stallo. Il Segretario agli esteri risponde così alla richiesta di chiarire lo stato dell'accordo di associazione con l'Unione Europea. Da quando è subentrata la presidenza italiana, l'attenzione si è spostata su altre situazioni - come quella della Francia su Monaco. Ora però posso dire, anticipa Pasquale Valentini, che prima della fine del semestre il Consiglio europeo dovrebbe emettere il mandato definitivo. Le ultime settimane hanno visto accelerazioni e incontri a Bruxelles. Se viene dato un mandato definitivo, a metà gennaio comincia il vero e proprio negoziato. Molta confusione e altrettanta preoccupazione invece sui Fatca. Le stime comunicate dalle comunità estere, afferma Valentini, ci dicono che i sammarinesi coinvolti sono oltre 3 mila. Vale a dire che un decimo della popolazione è interessato nominalmente dalla questione. Gli Stati Uniti, ricorda il Segretario agli esteri, hanno deciso di snidare gli americani sparsi nel mondo perché la dichiarazione dei redditi Usa è legata alla cittadinanza e non alla residenza. Così gli Stati Uniti hanno chiesto ai vari Stati uno scambio di informazioni per verificare quali cittadini hanno fatto o meno la dichiarazione e lo hanno chiesto, in primis agli istituti bancari, compresi quelli sammarinesi. Un no come risposta avrebbe comportato una penalizzazione su tutte le operazioni statunitensi del 30%. Quindi, entro maggio, tutti gli istituti hanno dato disponibilità a collaborare e a raccogliere informazioni sui loro depositanti, ma non le hanno ancora comunicate all'autorità americana. Nel frattempo San Marino - vista l'incidenza che ha per il nostro Paese il 10% della popolazione – si è confrontato con le autorità statunitensi facendo presente che si tratta di una questione di Stato. Quindi, sottolinea Valentini, stiamo lavorando sul Fatca che implica la trasmissione di dati aggregati e non singoli. Si tratta di rivedere la classificazione dei nostri istituti, se sono a basso rischio con clientela locale – è l'orientamento - non c'è obbligo di trasmissione. Abbiamo cittadini che sono rientrati dagli Stati Uniti da 20 anni, precisa, e non c'è un flusso che determini fenomeni distorsivi. Martedì scorso, con una nota ufficiale, è stata procrastinata la data di chiusura dell'intesa per esaminare la questione. In sintesi, le banche hanno l'obbligo della raccolta dati. Se non si chiude l'accordo – ma non sarà così assicura il Segretario agli esteri - entro marzo dovranno comunicare dati aggregati. Altrimenti con l'intesa per una classificazione di banche a basso rischio, non ci sarà questo obbligo. Resta però un problema. Noi partiamo dal fatto che i cittadini americani-sammarinesi non siano evasori e sanno che devono dichiarare i propri redditi, puntualizza Valentini. Quindi sarà prevista dall'autorità americana una sanatoria del pregresso: i cittadini che sono tornati a San Marino possono sistemare le situazioni degli ultimi tre anni. Al riguardo si cercano meccanismi di filtro e tutela. Appena avremo la certezza di quale sarà l'accordo, conclude il Segretario agli esteri, forniremo tutte le indicazioni. Per ora i cittadini sappiano che non devono fare nulla finché non hanno comunicazioni.
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