Le fibrillazioni nella maggioranza convergono su un'unica forza politica: il PSD
La situazione al momento resta grigia dopo l’uscita pubblica di Alleanza Popolare cui ha fatto seguito quella di Sinistra Unita. “Le cose si possono dilazionare, si può discutere, ma bisogna arrivare alla soluzione”, dice Roberto Tamagnini. Nessun ultimatum al PSD, per il coordinatore di SU, disponibile alla mediazione, ma comunque deciso a non proseguire un'alleanza se viene meno l’accordo sui principi. Il riferimento neppure troppo velato è al giusto processo, che rischia di diventare il banco di prova per la tenuta della maggioranza. Al momento non sono previsti altri incontri tra le 4 forze della coalizione, se non quelli tecnici, sui diversi punti del programma. I Democratici di Centro puntano il dito sulla “pantomima” di interviste, di editoriali profetici e di “pastoni” preconfezionati, dove è assente la politica fattore di dialogo. Il dialogo e l’ascolto – scrivono - paiono essere stati sovvertiti dal prevalere del "particolare". Se le operazioni più o meno sotterranee che si percepiscono in questi giorni – per i DdC – arrivassero a un approdo, la strada corretta ci parrebbe quella dell'assunzione di responsabilità davanti al Paese. “Ci piacerebbe – concludono - che il ragionamento si sviluppasse sulle speranze per il domani e non sui fantasmi del presente. Tanto meno, violando le esoteriche atmosfere della rocca di Cagliostro”, riferendosi all’opposizione che si riunirà a San Leo per intraprendere un percorso comune.