Finanziaria, verso l'imposta per i capitali all'estero
La maratona sul bilancio si apre con la relazione del Segretario alle Finanze. Emergono dati positivi dall'economia che Marco Gatti definisce “in grande crescita”. Rispetto all'ultima variazione di bilancio si registrano oltre 20 milioni in più di imposta monofase. Servono le riforme, che arriveranno – assicura - il prossimo anno. Conferma che entro gennaio sarà rimborsato il prestito di 150 milioni a Cargill. “Non emetteremo debito alla fine dell'anno, ma da qui al prossimo triennio avremo necessità di rifinanziare i 150 milioni”. sarà quindi necessario garantire il livello di liquidità. È questa – dice – la grande scelta politica. È stata presa in esame la possibilità di rifinanziarsi, almeno inizialmente, attraverso il mercato interno.
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In parallelo, si stanno valutando acceleratori per il rimpatrio dei capitali. La strada degli incentivi è però penalizzante per coloro che in momenti di crisi hanno rischiato con il paese lasciando loro risorse in territorio. Il Governo sta quindi decidendo sull'introduzione di un'imposta che colpisca non i patrimoni immobiliari ma le risorse finanziarie e gli investimenti portati fuori confine. Tra le proposte, anche l'aumento della base imponibile, riducendo le deducibilità sia per le persone fisiche che quelle giuridiche. La maggioranza riconosce alla Segreteria l'aver cercato di creare le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio, obiettivo che Pasquale Valentini definisce “indispensabile”. Fa ben sperare il segno più nella monofase, “significa che il paese è sul binario giusto”, dice Alessandro Mancini. Pur essendo una buona legge di Bilancio non soddisfa appieno Paolo Rondelli, perché "non azzarda, né interviene su alcune aree di spesa pubblica", una Finanziaria che Matteo Zeppa definisce "acerba", con "poca volontà di ricalibrare a livello finanziario la San Marino di domani". Ritiene, poi, che "diritti acquisiti, in tempi di pandemia, non abbiano più ragione d'essere".
Sia maggioranza che opposizione invocano a più riprese grandi riforme strutturali, che erano attese per il 2021. "Dobbiamo rammaricarcene", commenta Mirco Dolcini, così come per il debito da 150 milioni "che doveva essere ponte e invece è strutturale". Invita a "fare nostre le preoccupazioni delle opposizioni", "c'è il rischio di un debito continuo che, se selvaggio, potrebbe raggiungere livelli di indecenza". Numerosi gli emendamenti di Rf e Libera, con Catia Savoretti che lamenta l'assenza di un progetto paese mentre Matteo Ciacci guarda al debito buono, con riflettori puntati su edilizia, Iss e part time verticale nella pa. E dopo le tensioni sulle crisi bancarie, Francesco Biordi invita l'Aula al senso di responsabilità, limitando i conflitti.
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