Il Fondo Monetario divide i tecnici e unisce l'opposizione
Non si fanno passi avanti nascondendo responsabilità ed errori. Così il Pdcs commenta il report del Fondo Monetario Internazionale e accusa la maggioranza di fuggire le proprie responsabilità trincerandosi dietro quelli che definisce "bubboni del passato". Fa bene il governo a cambiare strategia sulla trasformazione del Credito d'imposta delle banche in titoli del debito pubblico, scrive la Dc, sottolineando "l'implicita censura del Fondo al governo su Cassa di Risparmio" e le critiche ai continui cambiamenti ai vertici di Banca Centrale che hanno provocato ritardi nell'Aqr, vanificando tutto ciò che era stato fatto in passato. La Dc ribadisce anche la propria disponibilità al confronto che, sottolinea, non può non partire dal riconoscimento di un necessario cambio di rotta. I tecnici, afferma il capogruppo di Rete, hanno attribuito il calo della crescita alle iniziative prese con leggerezza dal governo sul sistema bancario. Il Fondo dice che il debito dello Stato è passato in un anno dal 22 a circa il 60%, e intima di non procedere con la trasformazione dei crediti di imposta delle banche in titoli di debito pubblico per evitare uno shock tale da portare il debito dello Stato al 80%. Sui 534 milioni di perdite di Cassa è il caso, per Roberto Ciavatta, di Rete, di smentire un bilancio liquidatorio, con previsioni di perdite smentite dal ritorno di capitali che sta già avvenendo invece di spalmare sulle spalle dei cittadini 25 anni di sciagure. Per Assoindustria, il Fondo Monetario ha messo in luce diverse criticità del sistema economico, già evidenziate in passato. Se non avessimo sottovalutato queste indicazioni, che si ripetono ormai da anni, oggi forse non ci troveremmo in questa situazione". Anis ribadisce che indebitarsi per fare investimenti utili al Paese è una cosa, chiedere soldi per pagare la spesa corrente è un’altra. Serve una profonda revisione, che non riguarda solo il numero dei dipendenti pubblici valutato come eccessivo anche dal FMI. Occorre stabilire quali siano i servizi essenziali che lo Stato può e deve mantenere, mettendo a mercato gli altri. Dobbiamo saper trasformare le sfide in opportunità, conclude la nota, mettendo in campo riforme lungimiranti e innovative, dall’IVA alle pensioni. Invece, il Consiglio Direttivo OSLA, esprime grande preoccupazione per quelle che definisce "le generiche dichiarazioni del Governo circa la volontà di superare l’imposta monofase con l’introduzione dell’IVA entro i prossimi sei mesi" e chiede grande cautela fino a quando non ci saranno le simulazioni per aliquote e settori e le successive proiezioni economico-finanziarie. Fino a quando non verrà dimostrato il contrario, per OSLA abbandonare l’imposta monofase significa rinunciare a entrate sicure, creare maggiori oneri a carico dell’Amministrazione Pubblica e potenziare gli organismi di controllo tenuto conto che l’IVA è l’imposta maggiormente evasa a livello europeo.
Sonia Tura
I più letti della settimana:
{{title}}
Questo sito fa uso di cookie, anche di terze parti, necessari al funzionamento e utili alle finalità illustrate nella privacy e cookie policy. Per maggiori dettagli o negare il consenso a tutti o alcuni cookie consulta la nostra privacy & cookie policy