E' stato un confronto sereno in una brutta campagna referendaria, condotta con toni anche molto sopra le righe e all'insegna della demagogia, commenta Ivan Foschi. Sinistra Unita ha messo a confronto i pro e i contro ai 4 referendum, anche se - ancora una volta - l'attenzione si è spostata in particolare sul Polo della moda. Illustrati i punti più controversi: dal territorio al lavoro, alle referenze degli imprenditori, per cercare di fare chiarezza - puntualizza Foschi - sulle tante fantasie girate in questi giorni. I sostenitori di questo referendum, accusa, puntano molto sulla disinformazione paventando chissà quali costi per lo Stato. Noi, rimarca, abbiamo dimostrato che i costi non ci sono. Posizioni diverse sulle modalità con cui si è arrivati alla Convenzione, "poteva essere gestita meglio - sottolinea Sinistra Unita - evitando una trattativa dei Segretari di Stato", ma tutti hanno ribadito l'importanza di un investimento che è bene non perdere. Nessuno lo definisce strategico, commenta Foschi, ma è indubbiamente utile. Sulla preferenza unica arriva da tutti i presenti l'indicazione di voto contrario. Sul tetto degli stipendi le sfumature sono diverse ma il quesito è stato giudicato demagogico, anche se è giusto riflettere sul contenimento della spesa. Sull'abolizione del quorum i si, i no e la libertà di voto si equivalgono ma tutti riconoscono al comitato promotore di avere evitato ogni strumentalizzazione. I 4 quesiti sono diversissimi, ricorda Foschi. Volergli dare un significato politico per dire mandiamoli tutti a casa equivale a distorcere lo strumento del referendum. Per mandare tutti a casa ci sono le elezioni, aggiunge, ritenendole non molto lontane a prescindere dal risultato dei referendum.
Sonia Tura
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