Francesca Michelotti (SU) sull'incarico di Antonio Gumina
Torno sulla questione dell’incarico di “Osservatore per il recupero crediti da parte dello Stato” conferito dal Segretario di Stato alle Finanze ad Antonio Gumina, ex responsabile della Vigilanza presso Banca Centrale. Questa insistenza non è un capriccio, perché le mie domande di chiarimento al Segretario Claudio Felici sono rimaste senza risposta e le spiegazioni date in aula dal Presidente del Gruppo Consiliare Democristiano Luigi Mazza sono apparse molto poco convincenti.
Ancora dunque non si comprendono le reali motivazioni per le quali il Dr. Gumina, allo scadere del suo mandato quinquennale alla Vigilanza, non sia stato lasciato al suo destino. Invece viene recuperato in un ruolo a parere di molti inconciliabile con le funzioni che ha svolto fino ad oggi.
Nessuno si sogna di mettere in discussione la sua grande competenza tecnica, ma ci si chiede perché proprio lui debba essere chiamato a recuperare i crediti d’imposta concessi dallo Stato, visto che Gumina viene considerato, anche dai suoi detrattori, uno dei più attivi ispiratori e ideatori di tutte le operazioni e i salvataggi bancari degli ultimi anni: come la fusione di Banca Agricola Commerciale con Istituto Bancario Sammarinese, e salvataggi come quelli che hanno permesso all'Asset Banca di acquisire Banca Commerciale, alla Banca Partner di acquisire Euro Commercial Bank dopo essersi fusa con il Credito Industriale Sammarinese.
Mi si obietterà: ma così è stato raggiunto l’obiettivo virtuoso di ridurre il numero delle banche che erano veramente troppe per la nostra piccola realtà. Concordo. E’ vero che il numero delle banche è diminuito ma andando anche a potenziare a spese dello Stato le banche sopravvissute. Lo Stato infatti, concedendo sgravi fiscali che impediranno per anni la raccolta di imposte, si è accollato interamente i rischi d’impresa che sarebbero spettati ai soggetti bancari disposti ad acquisire altri soggetti in difficoltà. Dunque ancora una volta abbiamo subito la frustrazione dello Stato Pantalone, dopo i prestiti a fondo perduto e dopo centinaia di milioni pubblici già messi a garanzia dei prestiti agli istituti bancari in sofferenza nei quali rimangono impuniti i responsabili dei crack e beffardamente intoccabili i loro patrimoni.
Ora si chiede all’ex responsabile della Vigilanza di sindacare sé stesso e di mettere in discussione le stesse operazioni che ha condiviso, se non direttamente condotto, ammettendo implicitamente che nell’azione di sostegno alle acquisizioni bancarie l’interesse pubblico non era stato difeso.
Quando San Marino non aveva ancora imboccato il rovinoso modello della piazza finanziaria che, con il nero, le illegalità, le relazioni pericolose con la criminalità organizzata, ha sferrato il colpo di grazia alla reputazione della Repubblica, i nostri rapporti con Banca d’Italia erano idilliaci. Esisteva un patto non scritto grazie al quale San Marino poteva contare sulla collaborazione di figure di reciproca garanzia. Ho chiesto al Segretario alle Finanze Felici se il caso Gumina rientrasse in questa fattispecie, sembra di no. Allora dove origina tutta questa benevolenza nei confronti di Gumina? C’entra forse il fatto che con queste operazioni i soliti poteri forti abbiano potenziato a costo zero le banche di famiglia diventando ancora più forti? Impossibile pensare che tutto questo sia potuto avvenire senza protezioni politiche, e ai cittadini resta l’amara considerazione che, mentre i profitti rimangono sempre rigorosamente privati, la pubblicizzazione delle perdite bancarie
spalma su ogni cittadino i costi di pessime, quando non criminali gestioni finanziarie.
Francesca Michelotti (Sinistra Unita)