Nessun provvedimento discriminatorio, nessun trattamento retributivo differenziato. Il Patto reagisce alle critiche. “Caso mai è l’Italia, con la decisione del 2003 di far pagare ai frontalieri le tasse nel paese di residenza, ad aver introdotto norme che pesano sulla busta paga dei lavoratori non residenti”. In effetti tutto troverebbe adeguata soluzione nella firma dell’ormai famigerato accordo con Roma, ma Tremonti latita e nulla si risolve. “La tassazione– spiega Luigi Mazza – è uguale per tutti: è la detrazione che fa la differenza”. Il capogruppo democristiano porta dati e numeri e dimostra che poco cambierà nelle paghe dei frontalieri. “Potranno recuperare quella detrazione – aggiunge - dal loro sistema fiscale”. “Nessuna forma di ricatto – spiega Roberto Giorgetti – ma la questione fiscale dei frontalieri va affrontata in forma definitiva e l’Italia deve fare la propria parte”. Tradotto in soldoni il provvedimento contestato porterà nelle casse dello Stato circa 9 milioni di euro; una diversa distribuzione delle risorse, la chiama il Patto, che tuona contro sindacati e opposizioni. “Stiamo affrontando una situazione difficile con gli strumenti a disposizione – afferma Angela Venturini - e loro non l’hanno capito. Le loro posizioni – aggiunge – a volte sono così strumentali che diventano vergognose”. Il Patto spiega la portata delle decisioni sulla pubblica amministrazione: i pensionamenti riguarderanno chi ha già raggiunto il limite di età, mentre quello sulle indennità è un intervento di solidarietà che interessa solo i redditi più elevati. La prossima riforma dovrà consentire di rivedere l’intero sistema”.
Sergio Barducci
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