Già tre dimissioni in Consiglio Grande e Generale dall'inizio dell'anno
Con l'addio di Mirko Tomassoni da consigliere Psd salgono a 3 le dimissioni dall'inizio della legislatura. E non è un bel segnale per la politica. Sicuramente non aiutano le sedute fiume cui ultimamente sono stati convocati i Sessanta, giorno e notte, ma non può trattarsi solo di stanchezza e di difficoltà nel riuscire a coniugare vita politica, professionale e personale. Stando ad esempio a quanto riportato in aula da Stefano Macina, Psd, l'addio di Tomassoni è dovuto anche alla delusione e all'amarezza per i ritardi con cui è stata portata avanti la legge quadro sulla disabilità. “La crisi e la black list – ha concluso Macina – non devono essere una scusa per non andare avanti su questa legge”. Prima di Tomassoni, hanno lasciato Alessandro Rossi, Sinistra Unita, e Gloria Arcangeloni, Movimento Rete. Per Rossi, che è stato il primo, altri se ne andranno: “Almeno altri 3 – è la sua previsione – Il problema non è esclusivamente politico, il germe dell'individualismo è ormai diffuso a tutti i livelli, e l'azione collettiva diventa sempre più difficile. Anche i consiglieri – aggiunge – diventano quasi comparse folkloristiche. Il mio è stato un gesto forte, perché sono fortemente preoccupato per questo Paese, temo vada a fondo”. Partiti troppo ingessati e burocratici, progetti di legge rinviati, disaffezione e ritardi parlamentari: quali che siano i motivi degli abbandoni, la politica non manda segnali incoraggianti.
Francesca Biliotti
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