Gian Nicola Berti su Bacciocchi
Un tempo, in cui vigevano ben diversi costumi e certi valori erano condivisi dalla società civile, quali il rispetto dei Giudicati e dei Giudici, chi era accusato di misfatti di una certa gravità si vergognava, aveva la dignità di tacere e di rispettare l’autorità di chi dalla società civile sarebbe stato chiamato a giudicarli. Comportamenti che si addicono alla persone rispettose delle leggi e che non limitano affatto il loro diritto di difendersi, ma soprattutto di dimostrare la propria innocenza anche ricorrendo contro decisioni non condivise, nel rispetto delle regole alle quali tutti siamo sottoposti.
Oggi, chi è accusato o chi subisce un giudicato non gradito si strappa le vesti e, da apparente responsabile di certi fatti, cerca di presentarsi quale vittima predestinata, se non addirittura, come i recenti fatti di cronaca insegnano, minaccia denunce o mette in discussione l’onorabilità di chi è stato suo malgrado chiamato dalla società a giudicarli.
Non sono in grado, né mi è consentito conoscere nel dettaglio i fatti del supposto pizzino, ma, leggendo le cronache dei giornalisti e vedendo il documento su di un sito, ho constatato che nessun riferimento a Bacciocchi è presente. Ma, anche se fosse presente un riferimento, mi parrebbe una comunicazione di tipo epistolare privata, benchè priva dell’indicazione del redigente e del destinatario, di qui le domande: se fosse vero che il destinatario e la redigente il pizzino sono le persone indicate dal Bacciocchi e dal suo avvocato, costoro come ne sono venuti in possesso? E’ lecito questo possesso? Forse una dimenticanza, mi auguro non una sottrazione; poco importa, il problema è ben altro. Il problema sono i danni già causati alle tante persone che avevano riposto la fiducia in Fincapital, i danni al sistema economico sammarinese, additato di infiltrazioni malavitose, i danni alle persone che lavoravano nelle aziende satellite dello studio Bacciocchi. Costoro, ai quali esprimo il mio massimo sostegno, non hanno fatto conferenze stampa e posso immaginare il loro stato d’animo nell’assistere a questo miserevole spettacolo.
Non basta. Ora si vuole arrecare danno anche all’Ordine professionale, al quale appartengo, ed al Tribunale, che operano nel rispetto dei doveri che la legge gli impone, ed ai quali vertici esprimo la mia massima solidarietà.
Il problema di certe persone è che non accettano le regole di una società civile ed ancor più difficile per loro è accettare di essere giudicati per il loro operato. Ma a loro voglio anche dire che se non accettano le regole che la nostra società si è data, se non vogliono accettare di essere sottoposti a giudizio hanno sempre la possibilità di cercare fortuna e dignità altrove. Qua ci conosciamo tutti e sappiamo bene chi sono le vittime!
Comunicato stampa