Giunte di Castello: tra vecchie richieste e nuove proposte

Nella calza della befana le Giunte di Castello sperano di trovare risposte ai numerosi problemi ancora aperti. Le attendono da tempo. Il 12, durante la prima riunione dell'anno della Consulta, verrà chiesto un incontro al nuovo Governo. Obiettivo: concertare un piano d'azione per risolvere le criticità, in primis quella dei cimiteri. Situazioni al limite per Montegiardino e Domagnano, ma il problema si sta allargando a macchia d'olio. Sul tavolo anche lo stanziamento per l'ordinaria gestione. “Non sappiamo ancora nulla del capitolo spese a bilancio – dice il Capitano di Serravalle Vittorio Brigliadori - né a quanto ammonti, né quanto avremo a disposizione per la programmazione”. Non è una richiesta nuova. Da tempo – infatti – la Consulta chiede di calendarizzare eventi e garanzie per la realizzazione di progetti. I Capitani di Castello torneranno quindi a bussare alla porta delle istituzioni con vecchie richieste e nuove proposte. La principale riguarda la legge delle Giunte di Castello. “Abbiamo bisogno di maggiore operatività e strumenti per poter intervenire in maniera veloce”, spiega il portavoce della Consulta. La burocrazia frena infatti il lavoro delle amministrazioni locali, anche nell'ordinaria gestione. Per legge gli uffici hanno infatti fino a 90 giorni per rispondere alle domande di intervento, un lasso di tempo giudicato troppo lungo rispetto alle urgenze. La Consulta chiede poi di collocare altri autovelox sul territorio e di destinarne il ricavato in opere legate alla sicurezza, con il 15% circa come fondo di garanzia per le Giunte. I Capitani di Castello vogliono sentirsi parte integrante delle istituzioni, non accessorio. Lo ripetono come un mantra. Rivendicheranno al nuovo esecutivo una dignità istituzionale che vada oltre la presenza nelle manifestazioni di calendario. “Vogliamo essere messi in condizione di agire al meglio e di avere autonomia - auspica Brigliadori - che non significa bypassare il sistema centrale, ma coadiuvare l'attività istituzionale”.

Monica Fabbri

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