Giustizia: al Consiglio d'Europa tutti gli atti, a partire dalla revoca del magistrato dirigente
In chiusura di comma l'approvazione dell'ordine del giorno della maggioranza. Non passa quello di RF
Alla lettera dei 9 magistrati e del dirigente del tribunale al Consiglio d'Europa, la maggioranza risponde con un ordine del giorno che integra il fascicolo, già consegnato agli organismi internazionali nel 2018, con gli atti “illegittimi” della passata legislatura, a partire dalla rimozione dell'ex magistrato dirigente. Un passo ulteriore verso la ricerca della verità, nella ricostruzione di una vicenda in termini oggettivi, commentano Rete e Dc. Più tagliente NPR con Denise Bronzetti che nelle dichiarazioni di voto attacca l'ex maggioranza per le forzature su Guzzetta, dirigente del tribunale “senza i requisiti, che ha fallito nel suo ruolo e ha invaso il campo della politica, dipingendo San Marino come un covo di illegalità e nefandezze”. Un racconto definito di parte, irrispettoso persino della Suprema Magistratura. Da qui l'invito ad un'azione politica riformatrice, con un nuovo ordinamento giudiziario, un nuovo codice di procedura penale e nuovi Giudici di carriera.
All'opposizione non piacciono i giudizi sui giudici nel documento del parlamento, approvato poco dopo. “Come legislatori – commenta Andrea Zafferani - abbiamo un ruolo preciso”. Non passa, invece, la richiesta di RF di convocare il Consiglio Giudiziario Plenario dopo quello Ordinario, di attendere i responsi del Consiglio d'Europa prima di proseguire con atti e deliberazioni e favorire nuovi momenti di confronto fra i due poteri dello Stato. Si chiude così il lungo comma Comunicazioni, diventato un dibattito sulla giustizia, con posizioni diverse nella stessa maggioranza. Per il Segretario Dc Giancarlo Venturini la lettera dei magistrati è “gravissima nei contenuti e nel metodo” e “si profila – avverte – un conflitto di attribuzione fra organi dello stato”. Non è il solo a ritenere la lettera un atto politico. Lo ribadiscono Matteo Zeppa e i Segretari alle Finanze e agli Esteri, con Beccari che, in merito all'autogoverno, ricorda che ci sono differenze fra amministrare la giustizia e scrivere le regole del gioco, prerogativa dell'aula consiliare. “Se confondiamo autogoverno con indipendenza e autonomia – avverte Francesco Mussoni - non stiamo parlando del modello sammarinese”. Forte anche l'appello al rispetto delle istituzioni. “Il Consiglio – ricorda il Segretario Ciavatta - ha sempre difeso la Reggenza. Qui abbiamo magistrati che pretendono di gestire loro il Consiglio Giudiziario Ordinario”.
Iro Belluzzi guarda invece con preoccupazione al giudizio degli organismi internazionali, la cui adesione – rimarca - “non è una mostrina da mettere sulla giacca”. Incassa la solidarietà di Mirko Dolcini: “I consiglieri siano liberi di decidere e prendere posizioni anche in contrasto con i loro partiti. E' un principio sacrosanto della democrazia”. Poi, la questione nodale della retroattività, “per cacciare giudici scomodi piuttosto che ragionare come fare funzionare il tribunale, dove cittadini sono in attesa di giudizio da oltre 10 anni”, tuona Maria Katia Savoretti. Ma c'è anche chi chiede alla politica di non concentrare tutte le battaglie sulla giustizia, “fumo negli occhi – dice Marica Montemaggi - per spostare l'attenzione dalle grida d'allarme su lavoro e sviluppo”. Anche il capogruppo Dc invita a portare in aula le riforme. “E' anche su questo – afferma - che maggioranza e governo devono dare risposta al paese. Altrimenti rischiamo di non essere compresi”.