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Gli effetti della guerra sull'ambiente, Serafini: "ci saranno profughi ambientali"

Nella serata di Libera, le riflessioni di Luciana Castellina: “I rapporti internazionali non si possono più regolare con le armi. E i patti vanno fatti con l'avversario, non con gli amici”

di Monica Fabbri
24 mar 2022

Non è una guerra sull'Ucraina, è una guerra per ridisegnare il mondo dopo la guerra fredda, cosa che si sarebbe dovuta fare nel 1990”. I rapporti di forza sono cambiati, ci sono nuovi protagonisti: “Come vogliamo regolarlo un mondo così?” Se lo chiede Luciana Castellina nella serata pubblica organizzata da Libera alla vigilia della festa dell'Arengo, scelta non casuale visto che proprio il 25 marzo del 1906 nasceva a San Marino la moderna democrazia. In tempi di guerra si parla di pace, con una giornalista, scrittrice e militante politica, protagonista di storiche battaglie, già deputata italiana e nel parlamento europeo.
Un'analisi lucida su cause e sviluppi del conflitto. “I rapporti internazionali non si possono più regolare con le armi, è una cosa medievale” - afferma la Castellina - “Oggi bisogna puntare alla politica, alla comprensione. I patti vanno fatti con l'avversario, non con gli amici”. Sottolinea il ruolo marginale dell'Europa, con un'unità limitata ad armi e sanzioni, e non manca una critica anche al movimento pacifista: “Le guerre si riescono ad evitare se si interviene prima. Questa è la nostra colpa. Siamo bravissimi ad intervenire quando le guerre esplodono. Ci siamo distratti”.
Al tavolo dei relatori anche Massimo Serafini, collaboratore di Legambiente, che solleva il velo sui possibili effetti sulla terra legati alla crisi energetica, ad un ritorno alla produzione del carbone. Basta che le temperature crescano di un grado e mezzo e – avverte - ci saranno profughi ambientali, molto più numerosi di quelli delle guerre. “In prossimità di un appuntamento come quello dell'Arengo – afferma il Presidente di Libera Dalibor Riccardi - è stata una serata con importanti contributi, da analizzare anche nel nostro contesto”.





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