Il Consiglio s'infiamma sulla sentenza Buriani - Celli
Per Lonfernini il Commissario della Legge deve essere licenziato in tronco. Berti annuncia che distribuirà ai parlamentari le mail tra Confuorti e l'ex Segretario alle Finanze
Le condanne in primo grado all'Ex Segretario alle Finanze Simone Celli e al Commissario della Legge Alberto Buriani riaprono vecchie ferite e fanno fare al Consiglio un tuffo nel passato. Il Segretario alla Giustizia Massimo Ugolini pone l'accento sulle memorie depositate dalla difesa di Francesco Confuorti, alla sua corrispondenza con Celli, che confermano – dice - come la maggioranza di Adesso.sm fosse spinta da forze esterne. Punta il dito contro il comunicato di RF, prendendo le distanze dall'attacco mosso contro la Presidente di BCSM Catia Tomasetti, “colei – dice - che non si è fatta intimidire. Non è accettabile un ritorno al passato con chi continua ad attaccare chi ha tenuto la schiena dritta”.
Per Alessandro Rossi, però, c'è stata una narrazione complessiva che non ha voluto ricercare la verità ma lo scontro tra i due fronti. La verità è una sola, per Michele Muratori, ed è che Libera "ha saputo mettere il punto a una situazione che stava degenerando". La sentenza su Celli e Buriani rimette al centro la questione dell'indipendenza della magistratura: Iro Belluzzi spera che i passaggi fatti dal Governo permettano al tribunale di tenere lontano quella politica che bussa alla sua porta.
Non mancano attacchi anche alla stampa, definita dal Segretario agli Interni Gian Nicola Berti “non indipendente e professionalmente inadeguata a un paese democratico”. Non fa sconti a chi “esercitando il potere esecutivo ha tradito lo Stato”, ricordando come il CCR fosse strumento nelle mani di Confuorti. Annuncia poi che metterà a disposizione dei parlamentari lo scambio di mail tra il finanziere e Celli, “che ha sempre negato ogni rapporto, mentendo all'Aula”, ricorda Rossano Fabbri, che sollecita la riapertura della commissione d'inchiesta: “Non è credibile che non siano emerse responsabilità politiche”. Anche Emanuele Santi di Rete invoca piena chiarezza: “Non può essere – afferma - che una persona abbia fatto tutto da sola”. Duro l'attacco a Buriani: “l'accusa di concussione nell'esercizio delle sue funzioni è reato gravissimo”, rimarca Teodoro Lonfernini, che si chiede come si comporterà il Consiglio Giudiziario. “Non basta una sospensione – dice - ma serve il licenziamento in tronco”. Marco Nicolini definisce Buriani “al servizio di un banchiere e di un partito che non ha mancato di dimostrare solidarietà al proprio uomo e giornale e che in altri paesi sarebbe un partito fuori legge” mentre per Roberto Ciavatta "Buriani dava copertura alla cricca. Tutto finiva in archiviazione e venivano inquisiti gli oppositori".
Matteo Ciacci di Libera spinge su azioni di responsabilità “portate avanti tutte senza se e senza ma” e invita a dire basta a governi “che nascono su presupposti economici e giudiziari”. Al contempo boccia i tentativi dei “guastatori di rialzare lo scontro strumentalizzando scelte giudiziarie”, appellandosi ad un politica diversa, incentrata su priorità e risposte concrete. Raccoglie Matteo Rossi: “Costruiamo ponti, non teniamo conto dei falchi”. Per Matteo Zeppa, però, non può esserci pacificazione senza presa di distanza e chiara condanna, ricordando la denuncia del “mammasantissima” Confuorti ai danni di Elena Tonnini: “Quando era il tempo di difenderla in Ufficio di Presidenza – dice - vi siete tirati fuori”. Prima di una riconciliazione - afferma il Segretario Andrea Belluzzi - occorre fare piena luce su un disegno raccontato dal processo e dai dibattimenti, e come il collega Berti bacchetta la stampa, stupendosi che “non sia passata la portata storica della sentenza”.
C'è però un'altra questione che emerge dal Comma Comunicazioni, seguito nel loggione dai bancari che in mattinata hanno protestato sul Pianello per il rinnovo del loro contratto e a cui va la solidarietà dei consiglieri Marco Nicolini, Michela Pelliccioni, Matteo Rossi e l'attenzione del Segretario al Lavoro Lonfernini, che assicura massima disponibilità del Governo.
Riguarda il cambio di passo della politica in questa delicata fase storica. Lo chiede in apertura Lorenzo Bugli. Invita l'Aula ad una politica più matura, in grado di unirsi nonostante le differenze per impostare - dopo la firma con l'UE - un programma condiviso sulle priorità. Un appello a compiere "quello sforzo di sintesi e condivisione necessario a fare in modo che la confusione non prenda il sopravvento", colto dai consiglieri Ciacci, Pelliccioni e dal collega di partito Pasquale Valentini, che invoca un cambio di qualità del Consiglio: “Non è questa la modalità – avverte - per dialogare con l'Europa”. San Marino deve dimostrare, come in passato, di non avere padroni in casa. Come farlo? “Con la chiarezza delle decisioni, di come nascono e perché, e qual è il loro percorso. Se non manca il coraggio di questa pulizia – avverte - tradiamo la centralità di questo luogo”.
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