Il decreto sulle attività economiche scalda il Consiglio: sotto attacco il metodo

Critiche da consiglieri di maggioranza ed opposizione ma per Motus Liberi sono strumentalizzazioni politiche

Il decreto sulle attività economiche scalda il Consiglio: sotto attacco il metodo.

Dopo le scintille in Comma Comunicazioni il Consiglio si accende sulla disciplina delle attività economiche. Il Segretario all'Industria Fabio Righi presenta il Decreto come “un intervento di semplificazione come non si vedeva da una ventina d'anni”, ma opposizione e parte della maggioranza criticano il metodo, rimarcando la presenza, nello stesso ordine del giorno, del progetto di legge. “È stato bypassato il potere legislativo del parlamento”, “non si può riformare tutto il settore con un decreto delegato”, accusano Rete e Libera. Il Governo, pur di piantare bandierine - dice Iro Belluzzi - sta ignorando i richiami del Consiglio d'Europa sull'eccessiva decretazione. Emanuele Santi fa poi notare l'assenza di passaggi sui settori più sensibili, come quello delle auto, segnalati a luglio in un'integrazione di AIF, mentre Pasquale Valentini, presidente della Commissione antimafia, mette in guardia dai rischi della legge di non riconoscere il percorso avviato per intervenire sulle vulnerabilità del sistema. Critica anche il metodo: “Non rientra tra le priorità" e "si sta smontando il sistema istituzionale. Tutto ciò che stiamo vivendo è la fine non ordinata della legislatura”.

Ma per Alessandro Rossi quella fine ordinata non può darla una maggioranza che non è più tale e invita l'Aula ad un patto serio per definire priorità e progetti per la prossima legislatura. Quanto al decreto, suggerisce a Righi di ritirarlo e di chiedere di anticipare la legge. Anche per Francesco Mussoni “c'è un tema di metodo”, serviva un confronto con le opposizioni che avevano manifestato perplessità già in Ufficio di Presidenza. Carlotta Andruccioli di Domani Motus Liberi fa notare che la legge è bloccata da mesi dall'ostruzionismo dell'opposizione: il decreto è “una necessaria conseguenza”. “Nessuno ha parlato dei contenuti, quindi – conclude - è questione politica”. Anche Michela Pelliccioni e Mirko Dolcini parlano di strumentalizzazioni “che non fanno bene al paese”. Entra nel merito RF, con Andrea Zafferani che coglie gli aspetti migliorativi della legge, a partire dall'eliminazione del concetto di licenza, ma - aggiunge - il contesto politico in cui si colloca è problematico. Infine, la stilettata: “L'atteggiamento da Calimero dopo un po' diventa stantio. Se non vi fanno fare le cose bisogna trarne le conseguenze politiche”.

Righi non ci sta, ricorda che la delega è stata conferita dall'Aula nella variazione di bilancio. Il confronto sulla legge depositata a giugno c'è stato – aggiunge. Si è deciso di trasformarla in decreto perché è prevalsa la volontà di dare risposte al paese. Oggi – nota - si racconta una storia diversa. Matteo Zeppa lo accusa di atteggiamento arrogante. “È l'ennesima forzatura – attacca - perché se la maggioranza non porta in ratifica il decreto, Motus ritira la delegazione e cade il Governo. E il PDCS rimane con il cerino in mano”. Maria Luisa Berti invita ad essere “coerenti ed onesti”, dando sostegno ad un'impostazione che merita attenzione. I lavori procedono a rilento, il Consiglio rimane bloccato, ma la colpa – per Vladimiro Selva - è della scelta di questa maggioranza “di spostare sul piano del decreto quello che non riusciva a fare sul piano politico”.

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