In Aula l'Europa, i decreti, il bilancio
Riprenderà, nel pomeriggio, il dibattito sul negoziato con l'Unione Europea. Dalle 55 richieste iniziali di parola, ieri sera l'Aula ha sospeso il confronto quando si era arrivati a metà degli interventi programmati. Sempre ieri, in Ufficio di presidenza, si è trovato l'accordo per chiudere, in questa sessione, l'assestamento di bilancio, che arriva in prima lettura. Quindi, entro domani, si deve esaurire il dibattito sul negoziato con Bruxelles ed anche il confronto su 6 Decreti che sono in scadenza.
Ieri Renzi è tornato sulle novità dell'ultima tornata negoziale: “Siamo finalmente entrati nello specifico delle varie questioni che toccano le clausole di salvaguardia per San Marino”. E possono essere legate al periodo di tempo entro il quale arrivare alla piena applicazione dell'aquis comunitario, per consentire al Paese di adattarsi. L'auspicio del Segretario agli esteri è di poter parlare di Unione Europea senza preconcetti. La scelta, sottolinea, non è ideale o ideologica: dobbiamo avere ben presente i costi e i benefici di questo passaggio epocale. Oggi, ricorda Renzi, abbiamo accordi di unione doganale e unione monetaria forieri di molti obblighi, Abbiamo la possibilità di fare un salto di qualità e compensare quegli obblighi con i diritti.
Le critiche dell'opposizione sono rivolte perlopiù allo scarso coinvolgimento della politica ma anche dei cittadini. Per Pasquale Valentini “il rischio di rigetto è una preoccupazione importante; non possiamo permetterci di arrivare fine estate con la parafatura dell'accordo e che si chiamino poi cittadini a pronunciarsi su una cosa del genere, sarebbe deleterio”. Per Marianna Bucci di Rete, il Consiglio viene usato per dare solo una copertura istituzionale ad atti posti in essere altrove. “Il nostro gruppo, ricorda, ha sostenuto fortemente l'accordo di associazione, spiace l'approccio autoreferenziale, sarebbe potuto essere invece un percorso in grado di unire parti politiche, imprenditoriali e sociali”.
Luca Santolini ricorda che la commissione Esteri, emanazione del Consiglio, deputata a parlare di questi temi, riceve un aggiornamento ogni tre mesi in maniera riservata. Un modo corretto di operare che si deve concludere con il referendum confermativo, un passaggio – sottolinea – che non deve essere strumentalizzato. Ci dovrà essere una campagna informativa dettagliata, “da parte di una politica seria e responsabile, che non vorrà usare un referendum così importante sul futuro di tutti contro il governo di turno”. Ma in Commissione esteri, replica Tony Margiotta, si è creata una spaccatura proprio per la mancanza di informazioni e di coinvolgimento. Intanto fa sapere di avere cambiato idea Teodoro Lonfernini. “Ero uno di quelli che ai tempi del Referendum aveva grandissime perplessità sul percorso di avvicinamento all'Europa. Oggi lo ritengo fondamentale. Abbiamo fatto di tutto per omologarci agli standard internazionali, ricorda, ma finora abbiamo solo sofferto senza raccogliere i benefici di quel percorso”.