Oggi il consiglio centrale del Partito Democratico Cristiano, domani la direzione del Partito dei Democratici e giovedì l’organismo direttivo del PSS. Si apre così la fitta agenda di incontri per le forze politiche che si impegnano a dare vita alla nuova maggioranza. Per il momento defilata la posizione di Rifondazione Comunista. Il comitato centrale, mercoledì scorso, aveva già dato mandato a continuare il confronto purché si aprisse la crisi di governo con le dimissioni dell’esecutivo. Fase ulteriore sarà la presentazione di alcune modifiche alla finanziaria, che vincolerà Rc nella scelta di partecipare o meno alla nuova maggioranza. Pdcs, Pss e Pdd, prima di qualsiasi iniziativa, dovranno avere l’avvallo dei propri organismi, dopodiché già mercoledì potrebbero riunirsi attorno al tavolo per il confronto. E verso la fine della settimana il ritiro delle deleghe da parte dei 10 segretari di stato. Quello che avverrà dopo rientra nel campo delle ipotesi. Ufficializzata la crisi, la reggenza dovrebbe convocare un consiglio straordinario che prenda atto delle dimissioni, e di conseguenza conferire al partito di maggioranza relativa il mandato per avviare le consultazioni. Un passaggio breve, dal momento che l’accordo è già presente. Le segreterie di stato passerebbero da 10 a otto, divise tra le tre forze politiche con lo schema 4 – 2 – 2. Inoltre , stando a indiscrezioni, l’accordo prevederebbe anche una delega straordinaria per un consigliere eletto dal parlamento e affiancato da tre funzionari in rappresentanza di Dc, Pss e Pdd. Avrebbe funzioni di coordinamento e controllo sul programma di governo e sui passi avanti in questo senso. Nell’accordo politico del governo straordinario ci sarebbero anche importanti novità sul fronte istituzionale, e sui tempi: un anno di lavoro, prima di andare a elezioni. Il tutto condito dai se e dai ma, a iniziare dallo scoglio della finanziaria.
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