Incontri PSD su legge elettorale: critiche di AP e Gruppi Consigliari
Il progetto dei tre gruppi consiliari prevede, in primo luogo il mantenimento del sistema proporzionale, con quale correttivo, senza la previsione di un doppio turno, considerato un inutile dispendio di tempo e di risorse. I partiti dovranno dichiarare preventivamente coalizioni e programmi e su questi sottoporsi al giudizio degli elettori. 33 seggi a chi avrà il maggior numero di voti, 35 nel caso i seggi conquistati siano invece 30 o più. Se nel corso della legislatura la maggioranza originaria verrà per qualche ragione a meno, si dovrà tornare subito alle urne, 'se invece – aggiungono – si registrerà l’abbandono di qualche consigliere non sarà necessaria una nuova consultazione se la maggioranza conserverà i 31 seggi necessari'.
C’è poi la questione del voto estero. Qui le soluzioni indicate sono 4: che il diritto del voto venga riservato solo ai cittadini residenti in territorio o a coloro che, pur residenti all’estero abbiano una sola cittadinanza, quella sammarinese. Altra ipotesi, il voto consentito ai cittadini emigrati, nati cioè a San Marino e trasferitisi poi altrove. Non dunque alle cosiddette seconde generazioni. Terza soluzione: l’istituzione di due distinti collegi elettorali, uno per i residenti l’altro per i cittadini all’estero. 'Questo – spiegano – sarebbe in linea con l’ordine del giorno votato dal Consiglio Grande e Generale. Ovviamente – aggiungono – non ci dovrebbero essere travasi di voti e ci si dovrebbe accordare sul numero di seggi da riservare agli elettori esteri, magari – precisano – non più di due, come stabilisce in Italia la legge Tremaglia'. Ultima ipotesi: la possibilità di prevedere due collegi; uno nazionale, nel quale votino tutti i cittadini, ovunque residenti, e l’altro territoriale, dove voterebbero solo i residenti in Repubblica. 'Un modo – spiegano – per diminuire il peso del voto estero'.