Non si è ancora sedata la rabbia e l’indignazione da parte degli esponenti del Cocis per i fatti del 25 febbraio, quando per quattro voti, in Consiglio, non è stata raggiunta la maggioranza qualificata, per l’approvazione e l’automatica entrata in vigore della legge istitutiva della Corte dei Conti. Al centro sociale di Fiorentino, alcuni leader del Comitato, Fabrizio Stacchini, Maurizio Simoncini, Renzo Bonelli, hanno illustrato alla cittadinanza gli sviluppi dopo la clamorosa battuta d’arresto in parlamento, del progetto di legge che il Cocis più di ogni altro ha voluto. Tina Meloni ha letto spezzoni degli interventi dei consiglieri che in quella serata, sia pure con sfumature diverse, si erano tutti schierati a favore del provvedimento. 44, 43, 42: le votazioni dei singoli articoli hanno sempre raggiunto la maggioranza richiesta. Poi, prima del voto finale, minuti di caos in aula, tanto che si è ipotizzato di procedere con l’appello nominale. Infine il voto sull’intero articolato e la doccia fredda: con soli 36 voti favorevoli, 4 in meno di quelli necessari. Si è votato, come prevede il regolamento, con il metodo segreto. Voto segreto che il consigliere Morri aveva chiesto precedentemente anche per i singoli articoli, avendone facoltà. Un atteggiamento questo che ha suscitato aspre critiche da parte degli esponenti del Cocis. Dopo la scivolata del 25 febbraio i capogruppo consiliari hanno deciso di trovare un escamotage per riportare in votazione l’articolato. Il progetto di legge è stato leggermente modificato e sarà nuovamente all’esame del Consiglio Grande e Generale nella prossima seduta. Tutto fa pensare che si procederà nuovamente con voto segreto. Se la legge non dovesse raggiungere la maggioranza qualificata sarà sottoposta – per l’entrata in vigore – a referendum confermativo, entro 90 giorni dal 25 febbraio.
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