Catalogna divisa a metà dopo che in migliaia hanno invaso il centro di Barcellona per dire no ai piani del presidente Puigdemont di proclamare domani in Parlamento l'indipendenza. Puigdemont che non arretra: “Una dichiarazione prevista dalla legge del referendum, in virtù dei suoi risultati” - dice - guardando all'esempio Sloveno, per una applicazione differita. Per l'unità nazionale resta fermo il premier Mariano Rajoy: “La Spagna non si dividerà, prenderemo le misure necessari per impedirne l'indipendenza”. Dichiarazioni lapidarie per le quali incassa l'appoggio della cancelliera Angela Merkel, colloquio telefonico nel quale i due hanno avviato anche un confronto sulle “strade percorribili per rafforzare il dialogo interno". “Spagna pronta a rispondere” – per voce della vicepremier Soraya Saenz de Santamaria e appoggio alla Spagna arriva anche dalla Commissione Europea e se lo Psoe per voce del segretario Pedro Sanchez rinnovca l'invito al presidente per “a tornare al dialogo”, è ben più duro il monito che arriva dal Partito Popolare con Pablo Casado che dice: “Rischia il carcere”, ricordando i fatti del '34, quando la 'repubblica catalana' venne soffocata dall'esercito spagnolo e i vertici incarcerati dopo solo 11 ore dalla proclamazione. Intanto, il presidente del Tribunale superiore di giustizia in Catalogna ha deciso di affidare la responsabilità della sicurezza del Palazzo di Giustizia alla polizia spagnola, togliendola ai Mossos d'Esquadra.
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